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SALVATORE GIULIANO regia di Francesco Rosi

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elio91     8½ / 10  08/03/2014 12:46:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Coraggiosissimo per l'epoca in cui fu girato, un film che si chiama "Salvatore Giuliano", eroe o delinquente che dir si voglia entrato nell'immaginario collettivo di milioni di italiani, in poesie, ballate, racconti leggendari, altri un pò meno. Rosi a dispetto del titolo che da al suo film inizia già con un cadavere in bella mostra, quello di Turiddu; il seguito non è un consueto flashback delle "imprese" del brigante siciliano più famoso del '900, bensì tutt'altra ricostruzione storica: degli effetti che le scorrerie di Giuliano hanno avuto sull'Italia, più che sulla Sicilia, dell'interesse che hanno avuto i poteri forti a sotterrare qualunque parvenza di verità potesse esserci nella vicenda nel modo in cui è diventata tristemente famosa: metodo siciliano, potremmo dire, ma sarebbe offensivo; quel famigerato modo di fare in cui si ritrovano parole chiuse per sempre nella custodia di un corpo riverso in terra o del tutto scomparso, introvabile, in omicidi poco chiari e stragi oscure dai mandanti misteriosi.
Sciascia in un articolo poi raccolto ne "La corda pazza" diceva che il film di Rosi era quello che più di tutti era riuscito a raccontare la Sicilia e la sicilianità al cinematografo all'epoca. Guardando la data, non possiamo che dargli ragione: i lamenti delle madri, l'omertà, l'arretratezza, il paesaggio vertiginosamente bello ma aspro, il mare scomparso come se l'isola volesse rinchiudersi al suo interno anziché uscire fuori, l'interesse dei partiti politici e le loro macchinazioni da Roma.
"Di sicuro c'è solo il cadavere" scrisse un giornaliste dell'Europeo, e oramai giunti al 2014 grava ancora un'ombra di inquietante silenzio e malignità sulla morte di Giuliano o Pisciotta o chiunque altro implicato nella vicenda fu liquidato.
Rosi per di più gira con sapienza e a tratti sembra di vedere un mosaico frammentario ma tutt'altro che impazzito sulle conseguenze di Giuliano. Lui non c'è, è un involucro vuoto che schizza di sangue tutto il resto, un cadavere se non addirittura una presenza invisibile ma soffocante.
La presenza di Giuliano è stata poi riciclata in altre pellicole che hanno provato a mettere in scena biografie in ogni caso fuori luogo con un personaggio tanto inquinato dal sentimento nazionalpopolare (mia nonna, meridionale ma di certo non sicula, sapeva a memoria poesie su Giuliano prima che la malattia ne mangiasse i ricordi che a volte vengono sputati fuori in un melma confusa dove alla canzone di Giuliano va ad attaccarsi "Bandiera Rossa" o "Faccetta nera"). Rosi subito intuì che per arrivare al cuore del problema Giuliano bisognava agire dall'esterno, escludendo quel centro (proprio Salvatore Giuliano) pulsante, quello dei misteri d'italia destinati a raggiungere via via una forma gigantesca, massa tumorale tanto grande che diventerà poi difficile, quasi impossibile, scrivere biografie o di eventi storici persino alla maniera di Rosi che poi, bisogna ammetterlo una volta per tutte, è di un coraggio concettuale e di un'abilità registica straordinarie. Basti su tutte lo sfollamento del paese e il seguente assalto delle donne per capire cosa si ha di fronte.
Cinema incandescente.