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LA POLVERIERA regia di Goran Paskaljevic

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  20/02/2007 00:33:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Davvero un'ottimo film: è probabile che abbia perso il suo spirito "eversivo" e politically uncorrect, ma quando uscì in piena guerra del Kossovo fece un bel po' di scalpore... concessioni risibili di un mondo che crede di aver trovato i "colpevoli" (Milosevic, i serbi) contro i "buoni" dell'altra parte: l'affare piu' scandaloso della storia recente, strumentalizzare la stampa internazionale in sfavore di qualcuno e per una guerra "non nostra", e il primo segno tangibile della falsità dei mass-media.

Per dirla tutta, dopo il Kossovo la verità su ogni evento è stata praticamente omessa

Ma parliamo del film: corale, rievoca - grazie anche ai personaggi memorabili che racconta (il tassista vendicativo, il pugile che uccide l'amico fedifrago, un musulmano tornato in paese dopo un lungo esilio per riconquistare la moglie, il travestito attore di cabaret, il giovane folle che prende in ostaggio passeggeri di un autobus cfr. come il Bunuel di "l'illusione viaggia in tramvai") un clima degno del nazismo imminente dei romanzi di Isherwood.

L'odio come ossessione di un popolo (chi e soprattutto quale?) pronto a scatenare l'inferno, gente comune nella loro quotidianità piu' bieca, un fortissimo senso di alienazione e disprezzo senza ragione: questo è un film che dice le cose come stanno, anche se è diretto - ORRORE! - DA UN SERBO, che pensa a Kassowitz ma forse si ispira a Cassavetes.

Di chi la colpa? "Non è colpa mia" parole che risuonano come moniti mentre si assiste all'ennesimo atto di follia omicida, ben lontano dalle zingarate e dal parossismo ideologico-surrealista di Kusturika.
E il fuoco che divampa sembra bruciare simbolicamente anche la Pietà del Martirio di un Cr.is.to in mano a spietati esecutori.

E' un film violentissimo: non dà scampo, non offre speranza.
Spietato, anviso a tutto il buonismo imperante, e per questo da vedere e rivedere.

Ma in fondo Belgrado è solo l'ennesimo "ventre" criminale di una giostra etnica sempre pronta ad esplodere e distruggersi