Mauro@Lanari 5½ / 10 13/03/2021 03:19:47 » Rispondi Perché un cineasta che ha esordito nel 2006 con "L'ultimo re di Scozia" dovrebb'interessarsi a Guantanamo nel 2021, dop'i film d'altri suoi colleghi sul medesimo argomento, da "Camp X-Ray" (Sattler 2014) al recente "The Report" (Burns 2019)? Ho l'impressione che Macdonald sia voluto passare dalla denuncia della civiltà uman'al prison movie come suo emblema cinematografico, in fin dei conti sarebbe questo il significato più profondo di tale genere, però si dimostra troppo poco incisivo tanto nella metafora quanto nella trasposizione della storia vera.
Mauro Lanari
Mauro@Lanari 30/03/2021 05:57:11 » Rispondi In realtà è una puttànata sovrumana: prendere la vicenda d'uno dei circa 550 sequestrati di Guantanamo, un innocente che vincerà la causa contro USA, Bush e Rumsfeld, e che ciononostante continuerà a marcire in galera per altri 6 anni s'un totale di 14, significa che la trasformazione registica del prison movie in un legal thriller col presunto Trionfo della Giustizia è una mistificazione storica e un'abiura della precedente poetic'autoriale. Chi stava commettendo l'illegalità era consapevolissimo di farlo e ha dimostrato d'aver il potere di perseverare alla faccia delle vittorie di Pirro nelle varie corti federali più o meno supreme (SCOTUS). Ergo: esempio prototipico di come si resti nel sistema cinematografico svendendosi e spacciando mèrda pura.
Mauro@Lanari 30/03/2021 06:20:28 » Rispondi 1) Legal drama, non legal thriller 2) Il vero epilogo è esterno alle due ore di film e ne siamo ragguagliati in grazia delle didascalie posticce sugl'end credits
Perché un regista che ha esordito nel 2006 con "L'ultimo re di Scozia" dovrebb'interessarsi a Guantanamo nel 2021, dop'i film d'altri suoi colleghi sul medesimo argomento, da "Camp X-Ray" (Sattler 2014) al recente "The Report" (Burns 2019)? La 1a impressione è che Macdonald sia voluto passare dalla denuncia della civiltà uman'al prison movie come suo emblema cinematografico, in fin dei conti sarebbe questo il significato più profondo di tale genere, però si dimostra poco incisivo tanto nella metafora quanto nella trasposizione della storia vera. Invece la 2a è che "The Mauritanian" sia una porcata disumana: prendere la vicenda d'uno dei circa 550 sequestrati di Guantanamo, un innocente che vincerà la causa contro USA, Bush e Rumsfeld, e che ciononostante continuerà a marcire in galera per altri 6 anni s'un totale di 14, significa ch'il trasformar'il prison movie in un legal drama col presunto Trionfo della Giustizia è una mistificazione storica e un'abiura della precedente poetic'autoriale. Chi stava commettendo l'illegalità era consapevolissimo di farlo e ha dimostrato d'aver'il potere di perseverare alla faccia delle vittorie di Pirro nelle varie corti federali più o meno supreme (SCOTUS). Ma l'epilog'oggettivo è esterno alle due ore di film e ne siamo ragguagliati in grazia delle didascalie posticce sugl'end credits. Ergo: esempio prototipico d'un crowd-pleaser pur di stare nello showbiz svendendosi e spacciand'una colata di letame.