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SANPA: LUCI E TENEBRE DI SAN PATRIGNANO regia di Cosima Spender

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Satyr     10 / 10  26/01/2021 14:08:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
È pieno di spoiler, quindi se non conoscete la storia passate oltre.
Visto che la Moratti e Red Ronnie hanno subito avanzato accuse dissociandosi dal lavoro di Gianluca Neri, prima di iniziare urge una premessa: i documentari sono il punto di vista di chi li gira, non c'è dubbio. Ma accusare 'SanPa' di non raccontare la verità mettendo in scena solo interviste denigratorie è una *******ta immensa. In 5 ore di durata viene dato grande spazio a tantissimi supporter, dai coniugi Moratti a Red Ronnie, passando per il tutt'ora responsabile medico della comunità Antonio Boschini, il figlio stesso di Muccioli (Andrea), una serie di giornalisti e amici come Enzo Biagi, Indro Montanelli, Paolo Villaggio e Maurizio Costanzo, più le immagini dello struggente corteo delle madri davanti il tribunale, una sequenza che colpisce talmente a fondo da rendere la materia assolutamente complicata da argomentare. Se cmq il tuo intento è solo quello di schierarti contro, sta roba la accenni, la tagli, la proponi nella maniera più paracula possibile, e invece qui lo storytelling è tutto ampiamente bilanciato. Tra l'altro non può sicuramente essere colpa dei detrattori se è lo stesso Muccioli a rivendicare davanti le telecamere i suoi metodi (o meglio, i suoi reati, per chiamarli con il giusto nome).
Pazzesco, quindi, vedere come le varie difese di ufficio diventano sempre più imbarazzanti puntata dopo puntata, così come l'opinione pubblica implacabile nel non lasciarsi scalfire neanche davanti le foto di quattro ragazzi incatenati alle pareti di stanze 2 metri per 2 ricoperte di ***** di cane. Un metodo riabilitativo che salvava la vita alla gente: questa era la percezione in un periodo storico in cui "tossico stamme lontano, poi se prendi una pizza in faccia o ti legano per venti giorni a un palo, eh pazienza". Capisco il contesto, basta ascoltare Montanelli sull'argomento: "Io avevo Mussolini, ho portato la camicia nera con entusiasmo fino a 25 anni, l'educazione è crudeltà" poche parole che ribadiscono bene il concetto di fascinazione per le soluzioni autoritarie e la violenza fisica come metodo rieducativo. Volendo allargare il discorso, ci starebbe anche una riflessione sul limite invalicabile dell'istituzione, che l'impostazione "te meno a fin di bene" è ancora oggi ben radicata.
Da un lato, quindi, le tantissime vite che ha salvato e un intento (perlomeno iniziale) assolutamente lodevole. Dall'altro le amicizie potenti (280 miliardi di sovvenzioni dalla famiglia Moratti), l'ostracismo con cui l'opinione pubblica colpiva chiunque cercasse di raccontare il marcio dentro le mura, i suicidi assolutamente riconducibili a situazioni psicologiche delicate cui la reclusione coatta non portava alcun giovamento, l'astinenza curata senza medicinali, i reparti punitivi con tanto di filo spinato, "la stasi" sulla corrispondenza, l'omicidio Maranzano, favoreggiamento e occultamento di cadavere, l'istigazione all'omicidio e la ripetute denunce (mai accolte, anzi giustificate) di violenze sessuali subite da donne dove, con il giochino dell'anello (ma che cristo de bestia), ho avuto una reazione divisa tra "mortacci tua" e "pezzo di *****".
Il ritratto che ho percepito di quest'uomo è impietoso, un narcisista autoritario e potentissimo manipolatore, innamorato del potere e mai condannato grazie anche a una falla storica in cui si inseriva il suo operato; niente di meglio per lo Stato che mandare un tossico a costo zero a San Patrignano. Seguono foto di visite con passeggiate a braccetto con Craxi, Andreotti e compagnia cantante. Non so se fosse questo fin dal principio, SanPa non risponde a tutte le domande. Ma di sicuro la messa in onda di questo materiale ha il merito di scardinare un 25ennio di totale silenzio per una storia che andava raccontata (su un archivio RAI di 180 ore di materiale. 180)
Tra i tanti volti, le vite spezzate e le testimonianze struggenti, mi rimarrà impressa a lungo l'immagine di Fabio Cantelli, il dolore che imprime a ogni sillaba è devastante.