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DON'T LOOK NOW - A VENEZIA UN DICEMBRE ROSSO SHOCKING regia di Nicolas Roeg

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elio91     7½ / 10  22/03/2013 18:21:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Difetti considerevoli non mancano: imputabili al film in sé si può pensare ad alcune macchiette tanto per capire che siamo in Italia, ad esempio il grandissimo Leopoldo Trieste che però ha un ruolo di contorno ironico ma per nulla riuscito e quasi fastidioso. Poi l'edizione italiana della pellicola ha dalla sua un titolo osceno e senza senso, oltre ad un sonoro inascoltabile che in parte potrebbe pure rovinare la visione (non parlo dei doppiatori, ma il modo in cui è fatto il doppiaggio pure è fin troppo grezzo).
Tolti i proverbiali sassolini dalla scarpa, "Don't Look now" è un thriller originale costruito su di una trama esile e quasi inesistente ma che resiste grazie alla capacità del regista di portare la vicenda su binari costantemente pieni di tensione pur non mostrando orrore a profusione. Bastano un montaggio frenetico e ben costruito, una trama che lascia molto all'immaginazione e spiega poco o nulla e il gioco è fatto. Particolarmente azzeccato l'accostamento con il lavoro di Avati "La casa dalle finestre che ridono": come struttura Don't look now gli si avvicina moltissimo.
Oltre alla regia di Roeg poi c'è una fotografia particolare e due belle prove di Julie Christie e di Donald Sutherland.
Apprezzabile sopra tutto l'essere riuscito con coraggio a prendere l'altro lato di Venezia, città turistica per eccellenza: spogliata delle sue velleità estetiche trite e ritrite da cartolina, ne esce fuori un lato oscuro niente male e che chiamare affascinante è poco; oscura, silenziosa, solitaria e piena di vicoli, è una Venezia quasi fatiscente e che ne risulta se possibile ancora più bella. Perché il brivido di piacere che ci dà l'orrore è sempre ben accetto.
Ed ovviamente non si può non citare lo straordinario finale, un'orgia visiva quasi barocca che rimane impressa e che la paura, fosse anche un pò di paura, te la mette davvero addosso. Questo perché non si ricercano tante banalità e quando si prova ad essere originali, magari anche se non ci si riesce in pieno, qualcosa di buono viene sempre fuori.
(Carine le musiche di Donaggio).