Terry Malloy 7 / 10 23/12/2011 01:31:46 » Rispondi Che noia, Lars. Ho letto un po' di articoli su questo strano e affascinante film, su quest'opera prima di uno dei registi che considero più interessanti al momento, e ovviamente in questo esordio è stato visto di tutto. Una riflessione sul Cinema? Sul Cinema di von Trier? Sull'uomo? Sul noir? Cos'è l'Elemento? Tanto Tarkovskij in questa nuova estetica danese. Ed è l'estetica, l'ambientazione, la fotografia il punto di forza di questo film, di certo non la sceneggiatura (come di frequente, punto debole del Cinema di Lars). Probabilmente questa immedesimazione stanislavskijana nell'omicida è un'immedesimazione che si chiede allo spettatore. Entrare nella mente allucinata di questo Maestro assoluto del Cinema non è semplice. E questo film sta lì a dimostrarlo, come la scritta nera dell'Inferno dantesco, all'inizio del cammino all'interno di una delle filmografie più speciali della Cinematografia, a eterno monito doloroso (per qualsiasi cinefilo che si rispetti): "non sarà facile".
Certo che davanti a certi fotogrammi è impossibile rimanere impassibili: cito per esempio quella in cui Fisher scopre che il protocollo dedicato a Henry Grey è un plico di fogli bianchi. Dopodiché lo vediamo abbandonato sull'acqua a gettare all'aria i fogli, in un'immagine che rievoca l'Ophelia di Millais, quadro per cui si è recentemente (leggi: Melancholia) scoperta la passione del regista.