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LE STRADE DEL MALE regia di Antonio Campos

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Niko.g     5 / 10  20/12/2020 14:13:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Le vie del Signore sono infinite, ma anche le strade del male ci danno dentro.
Per prima cosa una doverosa precisazione. In questo dramma corale ad elevato tasso filosofico, le vie del Signore hanno la sfortuna di essere rappresentate dai progenitori degli attuali telepredicatori evangelici americani, in contrasto con l'insegnamento di Gesù di Nazareth in generale e del cattolicesimo in particolare.
Ciò detto, è noto che il diavolo sia il principe di questo mondo e che rompa le scatole senza soluzione di continuità (The devil all the time). Tuttavia, l'essere umano (anche quello dell'Ohio a cavallo tra gli anni '50 e '70) ha sempre una coscienza e una volontà che nel film non vengono indagate. C'è, al contrario, la presenza costante di un automatismo allo stesso tempo grottesco e folle. Folli sono tutti i personaggi, folli le loro azioni e le loro reazioni. Più che le strade del male sembrano le strade dei matti.
In realtà semplicemente i personaggi sono caratterizzati in modo approssimativo, spesso senza un vissuto e con una grammatica minimale. Appaiono come burattini, dunque inverosimili. E se all'interno di un racconto i personaggi non si comportano in maniera credibile, se la loro struttura psicologica non emerge e la loro volontà non è pervenuta, allora c'è un problema. Si può provare una morbosa curiosità nel vedere cosa succederà a questo o a quel personaggio (il film ha un ritmo discreto e si lascia seguire), ma non è su questo livello che vogliamo stare quando le premesse non sono quelle di un film di intrattenimento che gioca con lo spettatore.
Anche se l'intento del film era probabilmente un altro, la violenza non riesce ad andare oltre la rappresentazione estetica ed è mostrata in maniera tanto pervasiva quanto indulgente, come se dovessimo accettarla passivamente perché al di fuori di essa non c'è altro: le vie del Signore non sono sulla mappa.

Ora, se lo scopo è quello di provocare uno shock nella sensibilità dello spettatore e di condurlo sulla via del nichilismo con la farlocca teoria che siamo figli del Caos, allora ne prendiamo atto, respingiamo con baci e abbracci al mittente e pace. Se però vuoi giocare a fare Lars von Trier, allora devi mettere in piedi una struttura narrativa solida, in muratura armata e antisismica, non questa palafitta di canna di bambù.