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C'E' POSTA PER TE regia di Nora Ephron

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Mauro Lanari     5 / 10  14/09/2007 01:07:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Per il buon uso d'una chat.

1990. Quando uso il videotel, un internet senza immagini ma solo con testi, passo per le messaggerie in cerca di casi limite; lo faccio anche nella vita quotidiana: è una ricerca appassionata, di sicuro è anche malsana, comunque sia, amo il confronto con gli estremi. Un giorno faccio le 5 del mattino con una squillo 17enne di Bologna, che poi si rivela un trans 28enne di Genova, e il giorno successivo dedico la notte a una 26enne sessuofoba: me la immagino in un polmone d'acciaio, tesa a digitare con la punta del naso (o della lingua? No, la lingua no, sarebbe sensuale). Che cos'è? È la vita, direbbe Frank Capra in fulgido bianco e nero. E sia.
Fagocito via via le identità più disparate e le esperienze più fuorvianti, scopro scoprendomi e mi scopro scoprendo per il tramite della strategia dell'assimilazione: mi specchio in voi e trovo la mia immagine prossima ventura. Questo gioco ha una regola, anzi, questa regola che mi determina psichicamente ha un gioco: mi devo adeguare, almeno per una notte. Fuori orario, mi caccio in situazioni da videogame e provo a superare l'ostacolo che è l'altro interlocutore, anzi che è l'alterità tout court. Il trucco è nell'iperspazio: comprendere come comprende l'altro, ficcarsi nei suoi panni, entrare nel suo corpo, nel suo cervello, amare il distante più del prossimo, fondersi con l'opposto, con-sentire, implodere/esplodere seguendo la via(-crucis) degli accumulatori/catalogatori di identità/passioni/verità.
Qui l'aut-aut non c'entra affatto, io sono et-et. Io faccio esperienze con il corpo e la mente, e lo psico-soma non dimentica ma accumula, impila, sovrappone, accatasta. Io adesso sono anche te, almeno un po'. Credo d'essere diventato più saldo e sereno, adesso a un anno di distanza, con la conseguenza che vado imparando a essere sincero, narcisista e tante altre cose qui nella vita reale, oltre che nei mondi virtuali della telematica. Ciò significa che non sbagliavo a considerare il videotel un mezzo
terapeutico formidabile, uno strumento d'autoanalisi eccezionale. Così, insomma, io sono cambiato (in meglio? in peggio? come prima, più di prima?) e ora non sopporterei più di reinstaurare una relazione via cavo. Non ho il monitor, non ho codici d'ingresso, non ho nemmeno una linea telefonica (dove sono ora, le telefonate le posso solo ricevere), e, anche fosse, non ho più stimoli per collegarmi, come se avessi raggiunto una sorta di autonomia dal setting analitico.
Invia una mail all'autore del commento cash  29/03/2008 17:04:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In tutti ciò mi sembra manchi qualsiasi appunto alla recitazione della ryan.
Mauro Lanari  02/04/2008 09:53:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ok, t'accontento: la Ryan fa bella figura solo quando è ben inquadrata e segue un copione. Quando invece si mostra nuda e cruda come a "Domenica In", rende invidiabili le nostre massaie di Voghera. (Mauro Lanari)
Mauro Lanari  14/09/2007 21:42:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Per un cattivo uso della chat.
La squassante contrapposizione fra la realtà ordinaria e l’ideale, il virtuale, il simulato è tutto fuorché una scoperta dovuta all’invenzione di “second life” & analoghi rispetto alla vita vera. Per dimostrarlo è sufficiente quest’abbozzo di racconto che Ennio Flaiano ha scritto fra il ’65 e il ’72.

La donna invisibile
Un uomo sui trentacinque, simpatico, con le sue manie. Moglie adeguata, brava, un po’ gelosa, sogni di tenerezza. La donna invisibile viene a turbare la fantasia di lui un giorno a tavola. La moglie non vede la donna, che lui vede. La invisibile è bella, simpaticissima. Cambierà volta a volta di tipo e carattere. Sarà infantile, matura, affascinante, debole, innamorata, indifferente, gelosa, amabile, in una parola perfetta. Mette un po’ a disagio Lui perché ha sempre paura che ella riveli la sua presenza. La prima parte è la storia di quest’amore tra lui e la donna che si rende invisibile.
Poi, un bel giorno, anche la moglie ha un uomo invisibile. Ragazzo maturo, canaglia, operaio, gran signore, tenero, rude, adorabile. La coppia vive con questi invisibili in casa. Felicità. Aria nuova. Le abitudini vengono leggermente sconvolte.
Terzo tempo: i due invisibili si conoscono. Fanno amicizia. Un bel giorno scoprono di amarsi. Lasciano soli i due.
(“Diario degli errori”, 1995, p. 116).
Mauro Lanari  16/09/2007 16:34:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Considerazioni analoghe sull’espansione dell’identità psichica mediante il videotel (o attuali sistemi equivalenti di chat) vengono espresse da Helena Velena in “Dal cybersex al transgender'”, Castelvecchi, 1995.
castelvetro  20/02/2008 23:25:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
curioso
Mauro Lanari  21/02/2008 03:02:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non t'immagini quanto. E affossato dal dibattito culturale dell'ultima dozzina d'anni.
maremare  14/09/2007 01:13:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"dove sono ora, le telefonate le posso solo ricevere"

perchè addostai, armanicomio?
Mauro Lanari  14/09/2007 01:31:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"1990", dislessico.
maremare  14/09/2007 01:49:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ah scusa, ce stavi.