caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

UOMINI CONTRO regia di Francesco Rosi

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
amterme63     8 / 10  27/03/2014 22:57:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sono rimasto colpito da questo film. Rosi riesce a trasformare quello che tocca in immagini forti e drammaticamente comunicative (vedi incipit di "Le mani sulla città"). Qui non è da meno. "Uomini contro" è un'inappellabile testimonianza degli orrori della Prima Guerra Mondiale, soprattutto sull'insensato, terribile, inutile sacrificio di vite umane che ha rappresentato; non solo negli scontri armati, ma anche nell'assurda disciplina militare e nelle punizioni eccessive e inumane.
Ci si concentra soprattutto sui rapporti interpersonali fra truppa, tenenti da una parte e generali dall'altra. Si evidenzia così una profondissima spaccatura all'interno dell'esercito italiano.
I generali comandano in maniera dispotica, illogica, crudele, inumana, non esitano a punire per ogni piccola mancanza, tengono in maniera fanatica soprattutto a concetti astratti quali onore, orgoglio per la patria, ecc. Nel film non c'è assolutamente spazio per questi concetti e questi personaggi. Rosi prende posizione netta contro di loro, applicando l'evidenza contraria, l'inconsistenza rispetto a ciò che dicono e pensano. Non lesina anche un'amara ironia nei loro confronti. Rimangono però ritratti umani credibili, non figure piatte e a una dimensione. Merito soprattutto dell'attore francese Alain Cuny che interpreta in maniera perfetta e convincente il generale Leone.
Dall'altra parte ci sta invece una truppa rassegnata, intristita. Subiscono la disciplina ma cercano con le furbizie e i sotterfugi di sfuggire al dovere (vedi le automutilazioni, i tentativi di diserzione), oppure hanno scoppi improvvisi quanto inutili di rabbia. Il loro destino è segnato: subire e morire. Ne sono consapevoli e lo accettano come una cosa ineluttabile.
In mezzo ci sono i tenenti. Sono persone istruite, consapevoli. Loro in qualche maniera rappresentano gli "intellettuali". Sono esseri lacerati, drammaticamente lacerati fra il senso di dovere e obbedienza e gli ideali etici e umani a cui tengono e a cui non vogliono rinunciare (il rifiuto di uccidere un innocente, di sprecare inutilmente vite umane). E' una lotta molta dura, carica di contraddizioni, assolutamente non facile e molto drammatica. Il film si concentra proprio sugli stati d'animo, le difficili scelte dei personaggi del tenente Ottolenghi (un magnifico Gian Maria Volonté) e del tenente Sassu (uno scialbo Mark Frechette).
Ottolenghi è un socialista, crede nella lotta del più debole per la distruzione del più forte. E' un personaggio molto umano più che un eroe. Eppure alla fine riesce a gridare a tutti quale dovrebbe essere il vero compito dei contadini, della gente comune armata (abbattere il potere centrale), ma il suo è un ruolo da idealista, travolto dalle circostanze fuori dal suo controllo. Gian Maria Volonté ce ne dà un ritratto indimenticabile.
Sassu invece è stato un interventista, credeva alla guerra e alla sua retorica. Ora invece sul campo si rende conto della profonda falsità di tutto ciò in cui aveva creduto. I valori che lui vuole difendere solo adesso altri: la pace, il rispetto reciproco, la giustizia. Idealista anche lui, ha pure lui il coraggio di andare fino in fondo alle sue scelte, dimostrando coraggio e fede nelle idee. Pure lui dovrà però pagare. E' triste vedere come nell'esercito italiano della Prima Guerra Mondiale si premiasse la mediocrità, la cieca ubbidienza e si punisse la coerenza, la forza ideale. Peccato che Frechette (una specie di Kim Rossi Stuart degli anni 70) non sappia dare forza e rilievo al suo personaggio e non riesca a evidenziare i passaggi che lo hanno portato dall'adesione al rifiuto.
A differenza di "Orizzonti di gloria", Rosi sceglie di rappresentare la guerra nel suo prosaico e sanguinoso svolgimento. Molta parte del film è una rappresentazione di battaglia, cioè di carneficina austriaca sui soldati italiani mandati allo sbaraglio. Il ritmo è volutamente lento e monotono su queste scene di morte. Si evita anche la spettacolarizzazione a favore proprio del senso di assurdità e inutilità di ciò che si mostra.
Il film continua ad essere profondamente attuale. Il conflitto fra obbedienza e ribellione per degli ideali è ancora all'ordine del giorno. Quanti di noi sono disposti a rinunciare a tutto pur di rimanere fedeli a valori e convincimenti etici?
"Uomini contro" è un altro grande film testimonianza impegnata ed etica di Francesco Rosi.