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LA NOBILDONNA E IL DUCA regia di Eric Rohmer

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kafka62     8 / 10  09/05/2018 14:52:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' curioso constatare come, a riflettere criticamente sulla Storia dei secoli passati, siano stati negli ultimi due decenni in prevalenza i registi più in là con gli anni: il portoghese Manoel de Oliveira, l'italiano Ermanno Olmi e, buon ultimo, con "La nobildonna e il duca", il francese Eric Rohmer. A riguardo dell'ultraottantenne Rohmer c'è un ulteriore motivo di sorpresa, in quanto egli ha utilizzato con grande consapevolezza stilistica, per ricostruire gli esterni della Parigi del XVIII secolo, la moderna tecnologia digitale. Ma a differenza che nel "Gladiatore" di Ridley Scott, dove gli effetti speciali erano decisamente realistici, qui la resa è volutamente straniante. Memore forse dei suoi vecchi saggi sul rapporto tra cinema e pittura, Rohmer dà vita, già a partire dalle immagini d'apertura (quando anima improvvisamente quelle che credevamo essere delle stampe d'epoca), a degli autentici "tableaux vivents", in cui persone in carne e ossa si muovono in uno scenario di strade, piazze e palazzi che magicamente ci appaiono tali e quali come nei quadri dei vedutisti francesi del Settecento. Tutto è chiaramente posticcio, ma, come per i fondali finti dei film di Hitchcock, l'effetto è ugualmente affascinante, dal momento che si intuisce, ad esempio quando una ripresa più ravvicinata delle altre mostra sullo sfondo una grana esageratamente grossa, simile ai colori spalmati dalla pennellata di un pittore, che a Rohmer non interessa risuscitare fotograficamente la Parigi degli anni della Rivoluzione, quanto rendere l'atmosfera estetico - culturale dell'epoca (in altre parole, non la Parigi vista coi propri occhi dai parigini, bensì la Parigi vista attraverso i dipinti dei loro contemporanei).
Anche col soggetto Rohmer compie un'operazione analoga, in quanto la storia del film è filtrata attraverso le memorie della nobildonna del titolo, l'inglese Grace Elliott, la quale introduce quindi un punto di vista originale e autentico, ma anche parziale e soggettivo, dietro il quale non è affatto sicuro si nasconda la posizione del regista nei confronti dei fatti narrati. E' pertanto fuorviante parlare di nostalgia reazionaria a proposito di un film in cui la protagonista è un'eroina che si oppone con coraggio e abnegazione alla fine dell'Ancièn Regime, mentre i rivoluzionari sono individui rozzi, ignoranti e sanguinari. Piuttosto è possibile leggere il film come un saggio dialetticamente esemplare su come le rivoluzioni, tutte le rivoluzioni, siano sempre in bilico, ineluttabilmente, tra idealismo e violenza, tra innocenza e cinismo, tra progresso e trasformismo, e su come sia difficile manovrare il loro sviluppo in senso moderato, come dimostra il personaggio, giustamente ambiguo, del duca d'Orlèans, finito sulla ghigliottina dopo essere stato uno dei padri della Rivoluzione.
"La nobildonna e il duca" non è comunque solo un film storico, ma è anche la storia, non di rado avventurosa, di una gentildonna che vive in un mondo il quale ha fatto della bellezza la propria ragion d'essere (e che Rohmer restituisce, questa volta sì, con un'intima e aristocratica adesione, tra preziose porcellane e raffinati gioielli, fruscianti abiti di seta e strumenti musicali abbandonati sui divani, i quali non hanno nulla di esteriore ed esornativo, ma sono lo specchio fedele di una classe e di una generazione comprensibilmente arroccate in difesa dei loro privilegi). Ed è, ancora, un film d'amore, in cui i sentimenti si celano dietro a dialoghi elaborati e teatrali. Anche in questo campo Rohmer si dimostra un ineguagliabile narratore, degno epigono, con quel suo dire e celare nello stesso tempo, dell'Epoca dei Lumi, eppure modernissimo nel dare di un affetto profondo un'immagine straordinariamente metaforica, grazie a un quadro tolto dalla parete da miss Elliott, offesa dalla notizia che il duca d'Orlèans ha votato per la morte del re, e poi rimesso al suo posto, in una tenera e segreta rappacificazione, prima del precipitare degli eventi.