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BROOD - LA COVATA MALEFICA regia di David Cronenberg

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rockyeye     8 / 10  23/03/2012 18:15:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Terzo lavoro a basso costo scritto e diretto dal regista canadese che, fedele ai propri temi, non rinuncia all'intreccio di psiche e corpo. A tre anni di distanza dal precedente lungometraggio, Cronenberg sposta l'ago della bilancia tra psiche e corpo in favore della prima. Forte delle letture freudiane, egli si rifà alle teorie della mutazione del corpo tramite l'intervento di una forte personalità (sia questa dello psichiatra o il percorso privato di ogni paziente) inscenando un parto simbolico di creature mosse dall'odio della protagonista Nola. Dopo il precedente Rabid (1976), in cui l'interesse del regista manifestava nel mettere a nudo il corpo dell'uomo, privandolo anche di quel lembo di pelle che ne determina i tratti e le caratteristiche percettive, in questa pellicola compie il solito passo indietro, facendone un paio in avanti: tutti i protagonisti sono goffamente ricoperti di abiti (scelta supportata anche dalle locations invernali) e quello che è messo a nudo è il pensiero, non più il corpo. Il corpo diventa, in questa pellicola, quasi elemento esogeno di un processo psichico. Il corpo è una sensazione e ciò è più che esplicito nell'incontro tra Barton e la sagoma della sua ex moglie, dopo l'omicidio, immagine eterea che egli non calpesta e che invece accarezza, accarezzandone l'esistenza, percependone la presenza. Ancora una volta è l'uomo debole all'origine delle riflessioni di Cronenberg, l'uomo che si mostra come Michael, con tutte le sue cicatrici, piangendo, ed al quale il dottor Raglan finalmente dice "Ti vedo, adesso!". Alla rabbia evidente, quasi idrofoba, di Rabid, subentra in questa pellicola una rabbia latente e repressa, che la psicanalisi cerca di riportare alla luce, dando vita a veri e propri mostri dell'anima. Forse c'è un velo di critica in questo rapporto tra medico e paziente, nel quale Cronenberg inserisce un breve ma importante dubbio "La psichiatria gioca sulle emozioni". Anche la scelta delle locations è diversa, la vegetazione canadese è, infatti, più triste e presente che nelle altre pellicole, funzionale a descrivere un terreno arido e freddo sul quale s'infiammano i piccoli focolai domestico-psichiatrici. Che sia un discorso che pone in primo piano la mente sul corpo, è anche espresso nel tipo di omicidio che i bambini compiono: tutte le vittime sono uccise a colpi di martello sulla testa, la sede del pensiero, quella che permette a Nola di procreare feti maligni, nell'ultima immagine truculenta di questa pellicola, il corpo mutato che Cronenberg aveva risparmiato per il finale. Il personaggio di Nola è quello attorno al quale ruota non solo la spirale di violenza, ma anche l'intero discorso della pellicola. Ella rappresenta il trauma, è madre e figlia al tempo stesso, è due appartamenti insieme, quello nel quale ella vive e dove Frank si introduce per recitare la parte del buon marito ancora innamorato, e la stanza dove tutti i bambini dormono, figli del suo odio, rappresentazione dell'inconscio della donna. Oltre al corpo della donna, altri riferimenti diretti alle mutazioni del corpo sono espressi nell'autopsia eseguita sul corpo del bambino morto, un breve elenco di deformità che caratterizzano il suo essere assolutamente anormale.
Invia una mail all'autore del commento DjAlan78  27/09/2012 11:21:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ti ho citato nel mio commento. Hai già detto davvero tutto Tu.
Grazie per la preziosa critica.
Invia una mail all'autore del commento thohà  23/03/2012 21:08:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ma perché non scrivi recensioni, invece che soli commenti?
Ne hai le qualità. :)