caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

UN GRIDO NELLA NOTTE regia di Fred Schepisi

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Spotify     6½ / 10  04/08/2017 04:31:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dramma giudiziario di fine anni 80 incentrato su uno sconvolgente fatto avvenuto nella realtà, ad Ayers Rock, nel 1980.
Più che un film vero e proprio, io l'ho trovato un film-documento, in quanto, il regista si concentra maggiormente sull'aspetto legale dell'opera che sul contenuto narrativo e creativo. In altre parole, si preoccupa di riportare fedelmente tutto il lato giuridico della faccenda, delineando con grande meticolosità i protagonisti. Tutto questo, benché sia ben realizzato, è svolto in una maniera un po' troppo scolastica per i miei gusti, penso che Schepisi non abbia voluto osare, limitandosi a fare una rocciosa, e più possibilmente veritiera, ricostruzione della vicenda.
La storia ha per protagonista la famiglia Chamberlain, formata dalla moglie Lindy, dal marito Michael e dai figli Aidan, Reagan e Azaria, di poche settimane. I Chamberlain sono benvoluti nel loro quartiere e per di più sono molto religiosi, infatti Michael è un pastore avventista. Un giorno la famiglia va in campeggio ad Ayers Rock, in Australia. Durante la serata, mentre Lindy e Michael stanno mangiando, un dingo, animale comune della zona, porta via con se la piccola Azaria, la quale stava dormendo nella tenda. Le ricerche si rivelano inutili, la bambina è scomparsa. L'opinione pubblica però non crede affatto che ad uccidere la bambina possa essere stato un dingo, ma, proprio i Chamberlain, forse con uno strano rituale perpetrato attraverso il significato del nome Azaria, il quale all'inizio viene interpretato dalla gente, "sacrificio nei boschi".
La povera famiglia comincerà a ricevere accuse su accuse fino ad andare a finire in tribunale. Riusciranno i Chamberlain a provare la propria innocenza?
Schepisi riporta un fatto davvero particolare e che mette in risalto due cose: la prima sono i pregiudizi e il malpensare delle persone, le quali non esitano a gettare sentenze, perché fomentate dall'opinione pubblica e dai mass media. E sono proprio questi ultimi la seconda cosa criticata dal director. Questi ne evidenzia l'invadenza, la ricerca ossessiva dello scoop, il trattare una tragedia, come quella capitata ai Chamberlain, come un mero strumento per ottenere più ascolti.
Attraverso queste, giustissime, critiche, il regista ci fa capire a quale calvario, per ben cinque anni, è stata sottoposta la famiglia Chamberlain, tutto a causa della gente bigotta.
Caratterizzazioni dei protagonisti funzionali, magari un po' fredde, però riuscite bene. Michael, l'ho trovato perfettamente integrato nel contesto. Un uomo sicuro di se e dei suoi principi, i quali vengono immediatamente smontati con il susseguirsi di tutti i tragici eventi che capitano a lui e alla sua famiglia. Scopriamo così la grande fragilità del pastore, l'incapacità di sostenere un interrogatorio in tribunale, causa troppa pressione ecc...
E' un soggetto che riesce a star simpatico allo spettatore ed, a tratti, gli fa provare anche un po' di empatia.
Lindy è una donna grintosa, piena di risorse e fa spesso da supporto al marito. Un personaggio molto affascinante, che ci mette sempre la faccia, come durante il processo. L'astante resta colpito dalla forza d'animo della donna.
Il cast è di enorme spessore: abbiamo un'ottima Meryl Streep ed un grandioso Sam Neill, attore secondo me, parecchio sottovalutato.
Riguardo l'attrice di Summit, la sua è un'interpretazione carismatica, acida a tratti, piena di rancore. La Streep incarna benissimo sia l'immagine della madre devastata dalla morte della figlia e, ancor meglio, quella della donna stravolta dallo stress del caso mediatico che vede protagonista lei ed il marito. Alcune espressioni sono d'alta scuola e l'esplicazione dei dialoghi è impeccabile. Tuttavia, l'interprete, per me, ci ha regalato performance nettamente migliori di questa qui, la quale, resta lo stesso, una gran bella prova.
Neill invece è eccezionale. Una recitazione passionale, realistica. L'attore neozelandese si cala nel ruolo alla perfezione, non sbaglia niente e ci concede anche dei frangenti di gran classe come ad esempio quando mette seriamente in dubbio la sua, profondissima, fede in dio. Grande prova di un grande attore.
Bella la colonna sonora, non molto presente, però ha un tema triste e malinconico che ben si addice allo stile della pellicola.
Invece, andando a guardare le pecche, si nota l'assenza di una scena chiave, di una sequenza che dia "uno spintone" all'intera storia. E qui, ci ricolleghiamo a quanto detto all'inizio del commento, cioè che manca quell'inventiva, quella fantasia che, nel cinema, ci dovrebbe sempre essere. E invece Schepisi è come se facesse una specie di report su quello che è accaduto ai Chamberlain. Di conseguenza, in diversi frangenti, il film rallenta parecchio, diventa macchinoso e, in altri punti ancora, sembra proprio che non si stia assistendo ad una pellicola ma ad un'udienza vera e propria.
Il finale è così, ne carne, ne pesce, anonimo e prevedibile.
La sceneggiatura è molto statica, segue un filo narrativo tutto uguale, non ci sono colpi di scena o un fattore sul quale prestare maggiore attenzione. I protagonisti poi, troppo religiosi per i miei gusti, troppo caricati sul quel lato li. A volte, a proposito di questo fatto qui, spuntano fuori dei dialoghi davvero ridicoli. Ed è proprio su questi ultimi, che lo screenplay si impantana definitivamente: molte volte illogici, in altre sono scontatissimi ed in altre ancora sono noiosi. Molto male.

Conclusione: una pellicola che analizza un fatto davvero scioccante, il quale probabilmente, non è ricordato da molti. Il cast è formidabile, con un Neill una spanna sopra a tutti. La regia funziona su alcune cose e su altre no. Se siete amanti dei drammi giudiziari, potete vederlo, ma altrimenti, ne potete fare tranquillamente a meno. Un 6 e mezzo mi pare più che onesto.