Matteoxr6 3½ / 10 12/06/2016 14:59:07 » Rispondi Quando decidi di realizzare una pellicola di un certo livello, devi esserne all'altezza: è per questo che non se ne vedono molte. Nel caso di specie il soggetto è il male di vivere, tematica dibattuta dalla filosofia classica greca già duecento anni prima di Cristo e plasmata a più riprese, in tempi a noi culturalmente più vicini, da Pascal, Heidegger, Leopardi, etc...Ora, siccome ci vuole una cultura talmente vertiginosa e trasversale per poter intrecciare in una sceneggiatura i fili millenari di una maglia così complessa da cucire a misura dell'uomo moderno (1961), che risulta naturalmente più consono ispezionare una vicenda umana, uno spaccato di vita, concentrandosi prettamente su uno o più aspetti di forte interesse dei protagonisti, il che non significa non poter esplorare all'interno della trama gli aspetti universali della vita. Ciò da parte di qualche regista è riuscito ed è venuto un buon lavoro. Siccome in Fuoco Fatuo la trama consiste in puro pensiero, anziché drammatizzare così forzatamente dialoghi e girotondi mentali del protagonista senza mai avere la forza, e il coraggio soprattutto, di afferrarne una radice, si sarebbe potuta approfondire la vexata quaestio (così sembro un cinefilo profondo e acculturato anch'io) heideggeriana di rifuggire la noia piuttosto che affrontarla, e le conseguenze che ciò comporta, oppure addentrarsi maggiormente (le parole finali sono poca cosa) nelle ragioni per cui Alain
piuttosto che sopportare il tedio, contrapponendosi così all'idea leopardiana di sofferenza (secondo cui la noia prodotta dal tedio è pur sempre meno gravosa del tedio stesso). Aggiungiamoci una recitazione a mio parere davvero pessima (per curiosità sono andato a vedere degli spezzoni in lingua originale, pensando che fosse anche un po' colpa del doppiaggio, ma non ho trovato conferma). Mezzo voto in più per la frase: