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LA PARTITA regia di Carlo Vanzina

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frine2     7½ / 10  17/12/2005 00:40:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ho chiesto io di inserirlo...grazie allo staff:-)
Un film decisamente atipico per il clan Vanzina, che grazie ad esso ambiva a conquistare un riconoscimento di 'autorialità'.
Dico la mia, sperando di leggere commenti di altri....Trovo che il film parta da una sceneggiatura molto originale e intelligente, che interpreta la fatuità e la precarietà del mondo aristocratico settecentesco, colto ed elegante, ma terribilmente vuoto. Al centro dell'attenzione è il vizio del gioco, che in quel periodo bruciava i patrimoni di intere famiglie. Si rischiava tutto, solo per introdurre emozione e vitalità in un'esistenza priva di significato.
Questa è storia sociale, ed è la premessa necessaria del film. Ma l'idea originale è che il giovane Sagredo, ormai privo di mezzi, arrivi a giocare la sua stessa vita.
L'invincibile contessa, in qualche modo attratta dal ragazzo, accetta la sfida e inevitabilmente vince. La nobildonna non è una persona: è il destino. Il suo privilegio è anche la sua maledizione, in quanto la condanna a non essere più 'umana'. Avendo privato Francesco della libertà, sarà costretta a inseguirlo di paese in paese, rischiando perfino di essere uccisa. Ma Francesco è un signore, non può aggredire una donna disarmata. E la sua signorilità suggella la sua condanna.
La presenza di una fanciulla bella e accattivante (che a sua volta tenta di evadere da una situazione insostenibile) non è altro che un pretesto. "La partita" fra la contessa e Francesco non finirà mai: anzi, a conclusione del film ci viene data una chiave di lettura spaventosa e crudele dell'intera vicenda.
Buon ritmo narrativo, buone interpretazioni (Matthew Modine e Faye Dunaway soprattutto), per una storia che fa riflettere.
Certo, non possiamo aspettarci una regia magistrale come quella di Kubrick in "Barry Lyndon". Ma l'insolito prodotto vanzianiano è più che decente, e comunque interessante.