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APOCALYPSE NOW regia di Francis Ford Coppola

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jack_torrence     10 / 10  11/01/2012 17:10:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Qual è il punto focale di "Apocalypse now"? La denuncia dell'orrore cui conduce la guerra o la denuncia dell'orrore della civiltà occidentale? Si tratta in ogni caso di un interrogativo non circostanziato al Vietnam, ma in cui il Vietnam è allegoria di qualcosa di più grande. Credo comunque sia più esatta la seconda risposta (e la megalomane ambizione di Coppola mi rafforza nel convincimento): "Apocalypse now" ambisce a svelare una qualche verità legata alla civiltà occidentale, prima che alla guerra in senso lato come fenomeno umano.
E' una questione di prospettive. Nel primo caso sarebbe in primo piano la guerra, con la civiltà occidentale sullo sfondo. Nel secondo caso, è questa a essere in primo piano.
Come film sulla guerra, "Apocalypse now" farebbe un discorso più generale, sull'umanità e la violenza, meno agganciato al Vietnam di quanto lo sarebbe se visto nella prospettiva di una critica rivolta alla civiltà occidentale. Ma cosa si intende col dire che "Apocalypse now" sia un film sulla decadenza della civiltà occidentale?

La civiltà occidentale è coloniale. Il colonialismo è una specie dell'espansionismo, tipico di ogni civiltà urbanizzata. Le civiltà si espandono con la guerra; a supporto, la retorica delle classi sacerdotali - quella occidentale ha una peculiarità: il cristianesimo (come l'islam) ha vocazione universale, a differenza delle religioni di altri popoli pretende di valere per ogni civiltà, non solo per la propria.
In "Apocalypse now" il cristianesimo è quantomai marginale, tuttavia ci interessa, e molto, perché esso pone le basi per un senso di superiorità che è specifico dell'espansionismo manifestato in varie epoche da parte della civiltà occidentale: quello che conduce a forgiare il concetto di "guerra giusta".
Un senso di superiorità che è alla radice del male mostrato da "Apocalypse now", le azioni si autogiustificano (e autogratificano) nel convincimento addirittura inconscio di essere superiori. Forse Coppola e Milius non ne erano nemmeno consapevoli fino in fondo, ma è questo che esprime il personaggio di Kilgore e la quasi proverbiale espressione "Charlie don't surf". Io ti stermino per poi fare surf: che è un mio legittimo diritto. Oppure anche: io faccio la guerra negli orari d'ufficio, poi stacco e vado a godermi l'onda. A casa tua.
Si potrebbe obiettare che anche un generale pazzo al soldo di Gengis Khan potesse ambire a fare surf nel mediterraneo. Ma quello di Kilgore è solo un esempio; il tessuto drammaturgico del film è coerente nel disegnare una critica specifica delle modalità di dominio proprie della civiltà occidentale.
Alla base del concetto di guerra giusta c'è una speculazione ipocrita. E l'ipocrisia morale dell'occidente è il tema di "Apocalypse now". Una giustificazione pseudo-etica (di qualunque genere: qui l'anticomunismo, di cui si sono peraltro perse le tracce come del cristianesimo) al soldo di una volontà di potenza.
"Apocalypse now" è un climax che conduce al colonnello Kurtz. Il colonnello Kurtz rappresenta un pericolo destabilizzante, per lo stato maggiore (al contrario di un Kilgore, che è innocuo e fa il gioco dei padroni), in quanto ha smascherato l'ipocrisia.
Kurtz è lo specchio in cui non ci si vuole rispecchiare: al suo cospetto, o lo si nega e lo si uccide, o lo si accetta e lo si vuole soppiantare, portando sino in fondo la propria volontà di potenza. Di ascendenza, archetipicamente, edipica. In entrambi questi casi, è la fine.
Solo non vedendo cosa Kurtz intende rappresentare, e dunque rientrando nei ranghi dell'ipocrisia istituzionalizzata della guerra giusta, lo si può sopprimere e tornare vincitori.

In un commento straordinariamente interessante che mi precede, amterme63 - pur esaltando lo straordinario impatto visivo di questa pietra miliare degli ultimi quattro decenni di cinematografia statunitense - individua un lato debole dell'opera: intrisa di decadentismo, se ne ammanterebbe in maniera fascinosa, indugiando nell'orrore in modo voluttuoso, rischiando di non indurre nello spettatore un vero distacco critico, proprio invece di altre opere come "Full metal jacket" di Kubrick.
Io credo che questa osservazione sarebbe del tutto vera se "Apocalypse now" fosse un film sulla guerra. Ma se è - come credo - un film sulle estreme conseguenze della civiltà occidentale, è necessario che quest'opera memorabile rappresenti una vertigine: quella che prova chi scruta nell'abisso, che, come vuole Nietzsche, non andrebbe scrutato, a pena che l'abisso guardi dentro di noi.
"Apocalypse now", con le sue valchirie, è in fondo la messa in scena di quel celebre aforisma nietzschiano.
Non a caso parla di volontà di potenza, di un superuomo, e della civiltà occidentale nelle terre devastate della propria megalomania.
amterme63  11/01/2012 23:24:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bravissimo, Stefano. Hai dato un'interpretazione interessantissima e molto profonda di questo film fondamentale. E' un film metaforico sulla decadenza della civiltà occidentale? Probabilmente sì. Solo che, io insisto, la resa estetica in qualche maniera sopravanza e condiziona la resa etica. Pensa a un film come "Aguirre furore di Dìo", altro capolavoro metaforico che toglie il velo ipocrita che copre l'essenza della nostra "civilizzazione". E' un film secco, duro, anti-spettacolare, non c'è eroicizzazione o esaltazione, né abbellimento che affascini lo spettatore. In "Apocalypse Now" la resa visiva sontuosa e conturbante "riscatta", eleva, trascende i personaggi di Kurtz e Willard. Se decadenza si tratta è una splendida ed esaltante decadenza, se è una vertigine è un'inebriante e voluttuosa vertigine (più che distruttiva e disperante come la vicenda di Aguirre).
Poi hai ragione quando scrivi che "Apocalypse Now" non è un film sulla guerra. Infatti secondo me non si critica la Guerra in sé, ma uno specifico modo di fare e concepire la guerra. Kilgore non è criticato perché fa la guerra, ma per i fini bassi e materialistici che si propone, per la sua volgarità e superficialità. In realtà la Guerra (con la G maiuscola) viene sottilmente e implicitamente approvata ed esaltata, tramite la figura del Colonnello Kurtz, il quale la intende come l'occasione per lo spirito umano di rivelare ciò che di nobile e superiore possiede. La figura di Kurtz è trattata in maniera nobilitante ed esaltante nei suoi ultimi momenti a differenza di quella di Aguirre, preso in giro tramite l'accostamento con le scimmie. C'è quindi la ricerca di ciò che distingue, che differenzia e eleva, all'interno del discorso della guerra e della distruzione.
"Apocalypse Now" è secondo me un punto di svolta nella cultura occidentale, in quanto non rappresenta la presa di coscienza etica e responsabile di una decadenza e di una (auto)distruzione irreversibile, bensì l'entrata trionfale dell'estetismo della morte e del negativo (l'autocompiacimento) come simbolo di elezione quasi aristocratica, come se fosse un blasone. Non a caso è proprio dagli anni '80 che si sono sviluppate culture musicali e artistiche varie, che hanno eletto la morte, la distruzione a fonte di compiacimento ed esaltazione collettiva (vedi il Death Metal ad esempio).
Non è quindi un film sulla decadenza della civiltà, ma sul piacere e sull'esaltazione di assistere alla decadenza della civiltà.
Ovviamente è solo la mia personale opinione, che vale né più né meno di quella di altri.
Ciao Stefano e di nuovo complimenti per il tuo splendido commento.
jack_torrence  17/01/2012 17:42:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Caro Luca, ho di proposito meditato sulla tua risposta prima di continuare il dibattito. Condivido quanto tu affermi in termini socio-culturali, di estetica della morte e del negativo, ho cercato di indagare dentro di me, nel gusto personale che un film come "Apocalypse now" mi suscita, e che resiste poi, pur mutando di segno, e facendosi convincimento intellettuale, nel momento in cui reputo il film un capolavoro e ne parlo come di un'opera fondamentale del Novecento, non esclusivamente in termini di importanza socio-culturale, ma per meriti intrinsechi.

Ho grandissima stima (e considerazione...) del tuo metro di giudizio, evidentemente impostato su valori umanistici prima che esclusivamente estetici, e in particolare valori etici e politici.
Possiede grande rigore il tuo metro di giudizio: riconosco come sfrondi ciò che è "suggestione" da ciò che è "essenza", andando verso il più alto gradimento per opere che stanno nel solco di Lumière anziché in quello di Méliès. E' Bresson l'esempio perfetto: colui che sa rendere tanto asciugando, togliendo, depurando, rendendo semplice e privo di orpelli, privo di strumenti d'illusione.
Io, lo confesso, sono capace di esaltarmi, ed esaltare al massimo, anche il valore dell'espressionismo, del "barocco", del post-moderno, delle iperboli e delle allegorie fantastiche...
Forse ingenuamente, sono persuaso che un personaggio come quello di Kurtz, con la sua forza d'attrazione magnetica che esercita su Willard, dovesse assolutamente essere fonte di fascino per lo spettatore, per poterci rendere conto di quanto il male e la negatività esercitino fascino su di noi. Mi rendo conto del pericolo intrinseco di questa operazione, di far leva cioè su un tasso di autoconsapevolezza che non è mediamente così sviluppato (e anche in me che adesso parlo, è ostentato più di quanto sia realmente...). E di favorire, appunto, lo sviluppo di quella cultura dell'estetismo della morte e del negativo.
Io trovo, comunque, che il motto di Nietzche sull'abisso sia illuminante: anche se mi rendo conto che non ci si possa fermare di fronte ad esso, resto profondamente affascinato dalle verità che sento svelarsi quando ammiro un'opera di Lynch (soprattutto), oppure di Cronenberg, oppure di Tsukamoto. Resto affascinato, più che dall'abisso oscuro che si nasconde dentro di noi, dalla rivelazione del Cuore di Tenebra che si nasconde in ognuno di noi. Ho letto proprio ieri sera le ultimissime pagine di "Cuore di tenebra", straordinarie, che danno un senso amplificato alla proverbiale espressione "The horror! The horror": ciascuno di noi, uomo perfetto e ideale d'amore per una donna che si struggerà per sempre nel ricordo del perduto amore, può trasformarsi in un essere mostruoso, un superuomo che ambisce a liberarsi del limite costituito dai confini del bene e del male. E' per me davvero il cuore di tenebra della civiltà occidentale. Non so se dell'umanità tutta, anche se un indizio in tal senso è nella Genesi. Ma è sicuro che l'esaltazione del valore della Libertà, essenziale nella nostra civiltà, apra la strada allo snaturamento e all'estremizzazione del concetto.
E per questo, per me, "Apocalypse now", così come "Cuore di tenebra" di Conrad a suo tempo, così come il bellissimo "Aguirre" (che commenterò non appena lo avrò rivisto; è un mio 10, comunque) fa un discorso legato alla civiltà occidentale. Le modalità con cui lo fa, sono le sue proprie; sono straordinarie. Anche se diverse da quelle di "Aguirre", le apprezzo entrambe massimamente, senza preferire con sicurezza una delle due più dell'altra.
amterme63  17/01/2012 23:17:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ma guarda, Stefano, io condivido in toto la tua ammirazione per la potenza e l'efficacia del film. Come hai visto, anch'io ho dato 10 a questo immenso capolavoro dell'arte cinematografica. Però, diciamo che io ho anche l'abitudine ad un certo punto di distaccarmi da ciò che vedo, di toglierlo dal suo ruolo meramente artistico e metterlo all'interno del contesto socio-culturale-spirituale storico in cui l'opera in questione appare.
Io ho cercato di essere il più oggettivo e distaccato possibile nell'analizzare il messaggio, la suggestione, la traccia che lascia in chi guarda "Apocalypse Now". Anche perché secondo me (l'ho già detto molte volte) l'arte per l'arte non esiste. L'estetica si trova suo malgrado ad essere anche etica, perché qualsiasi fenomeno culturale prodotto dall'uomo ha una sua ricaduta, un rimbalzo all'interno del contesto generale in cui viene prodotto. Lascia il segno insomma.
Comunque questo giudizio di natura etica (che io cerco di dare in maniera più oggettiva possibile) non va minimamente a inficiare il valore artistico di un'opera, sia ben chiaro. Ciò che è "negativo" può essere anche bello ed esaltante (lasciando affascinati e ammaliati), anche se in maniera oggettiva e distaccata occorra anche dire ben chiaro gli effetti collaterali che può avere.
Tu sei comunque più avvantaggiato di me sul giudizio, perché hai letto "Heart of Darkness" e quindi puoi fare un confronto fra l'atteggiamento di Conrad nei confronti di Kurtz, rispetto a quello di Coppola/Milius.
Ciao, Stefano, e alla prossima.
jack_torrence  24/01/2012 16:34:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ma anche io, caro Luca, ammiro il tuo rigore nel subordinare l'estetica all'etica. E sento di condividerlo. Penso, a proposito del nostro confronto su questo film, che ad essere parzialmente diversa è la prospettiva in cui ci poniamo. Dal mio punto di vista scorgo in "Apocalypse now" un contenuto etico, anche se collocato in modo provocatorio nel cuore di un abisso di tenebra. Lo trovo stimolante; sono d'accordo che corre il rischio di non essere colto, di essere frainteso. Probabilmente, è compromesso (con ragioni spettacolari) sotto il profilo della chiarezza e dell'univocità.
Nel confronto con "Cuore di tenebra" di Conrad, si rafforza questa mia sensazione...pure Conrad, per quanto senza la forza ambigua che scaturisce dalle immagini del film, mette in scena la forza attrattiva di Kurtz. ...Cosa può spingere, del resto, a risalire la corrente di un fiume, se non una profonda attrazione?
Ciao Luca! Buon 2012!
jack_torrence  24/01/2012 16:38:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
PS rileggevo il tuo post, veramente molto bello. Quello che tu dici lo condivido talmente che anche io cerco di riconoscere il valore artistico anche di ciò che non condivido eticamente (ad esempio, trovo che Cronenberg sia stato sempre troppo nichilista - vedi in particolare "Crash" - e ho scorto un'apertura in un senso diverso nell'ultimo "a dangerous method", nella specie del personaggio di Jung).
amterme63  25/01/2012 23:21:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Io ti ammiro molto, Stefano, perché hai un bellissimo gusto, dei pensieri molto profondi e tanta onestà. Un felice 2012 anche a te.
jack_torrence  17/01/2012 17:43:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
PS intrinseCI ;)
Matteoxr6  21/09/2014 15:17:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Complimenti per le osservazioni, davvero.