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LA CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO regia di Elio Petri

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JOKER1926     7 / 10  03/09/2014 17:33:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Qualche autore cinematografico ha addosso un marchio che lo contraddistingue, fra i pochi che ripercorrono questi concetti sorge l'immagine di Elio Petri, firma di produzioni impegnate e seriose.
"La classe operaia va in paradiso" probabilmente è uno dei titoli più importanti e forse il più famoso che coniuga al banchetto cinematografico la regia con il pubblico.
Le argomentazioni non possono non cadere nelle dinamiche dell'individuo che si imbatte con il resto della società, nella circostanza però, l'altra sponda è incarnata dal capitalismo, ossia da chi dirige i fili dell'economia, insomma del potere.

Elio Petri si fa forza introducendo nella storia l'icona di Lulù rappresentata da Gian Maria Volonté. Con "La classe operaia va in paradiso" l'attore italiano (già presente in altri film del regista) con grandi probabilità autografa su pellicola la sua più grande gesta interpretativa. Le smorfie, il parlare sbalorditivo e il ruolo (difficile) assegnatoli portano Volonté alla celebrazione più alta e pura di uno fra i migliori attori della storia italiana, superiore persino a quelli che la critica pubblicizzata pubblicizza come i più grandi.
Accertata la magnificenza interpretativa del perno del disegno di Petri, "La classe operaia va in paradiso" si snocciola perfettamente nella sua intenzione. L'intendo cinematografico si manifesta in modo forte; il tutto è una critica al sistema delle fabbriche, fra moderno schiavismo e alienazione dalla vita, dalla propria vita.

Critica alla critica di Elio Petri

Lo svantaggio dei film politici è che il tempo può terribilmente cambiarli e indirizzarli altrove. Insomma nel nuovo millennio con una crisi palese non tutti apprezzerebbero il lato filosofico e "giusto" del disegno di Petri. Il Cinema dovrebbe essere arte incondizionata, quando si entra nel politico le melodie cambiano e subentra il concetto del relativo che manipola il giudizio finale.
"La classe operaia va in paradiso" dovrebbe essere ricordato principalmente per Volonté e per la costruzione scenica che diviene tenebrosa e malata. Il messaggio politico diviene pesante e come successe qualche anno prima con "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" i rischi di non farsi apprezzare integralmente aumentano pesantemente.