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LA CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO regia di Elio Petri

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Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki     8 / 10  08/04/2014 20:20:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Associazione spontanea che giunge durante il film è 'Tempi Moderni', questa insistita ripresa degli ingranaggi, il clima rumoroso e destabilizzante della catena di montaggio, i movimenti ripetuti compulsivamente, ognuno pensa a qualcosa di diverso per tenere occupata la mente, affinché la nevrosi non sfoci in psicosi.
Oltre al ritratto alienante della forza-lavoro nelle fabbriche, la politica, che con Pirro si è fatta più densa e indirizzata nei testi di Petri, anche nobile, spesso abbracciando simbolici riferimenti a Marx e Brecht, oltre che Kafka già presente nel primissimo Petri. Volonté si cala in un personaggio completamente passivo, in principio disumanizzato è il perfetto operaio, l'uomo-oggetto, dopo la menomazione assurge a vessillo della lotta operaia, è uno script talmente maturo, che bada bene a non risparmiare nessuno (dai padroni, ai sindacalisti fino alle lotte studentesche con tanto di rissa sul set), da essere ritenuto superficialmente di parte, e abituato ormai ad essere attaccato dall'ala sinistra della sfera politica.
Non c'è la sobrietà di Rosi in materia politica, ogni tanto la svirgolata trash, perchè no, ironica è presente, non guasta più di tanto, qui si concede un'animalesca scena di sesso in auto, nel successivo pigerà ancor di più il bottone.