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LA CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO regia di Elio Petri

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     9 / 10  30/11/2010 10:43:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Con questa feroce critica del sistema lavorativo in fabbrica Elio Petri conferma lo straordinario sodalizio venutosi a creare con un Gian Maria Volontè al solito perfetto.
Lulù Massa è un operaio stacanovista,non conosce stanchezza e lavora con martellante frenesia,è ossessionato dal desiderio di produrre a più non posso in virtù di un guadagno,di una necessità di possedere che ne inasprisce il lato umano sino a ridurlo ad una sorta di automa in carne ed ossa.
Da emblema di un certo tipo di lavoratore,ottuso e iperproduttivo,addirittura preso a modello a discapito di colleghi più lenti o meno determinati nell'applicarsi a ritmi sostenuti, si tramuterà nell'antitesi di ciò che ha sempre incarnato.
Petri è eccezionale nel riportare l'agonia di un mondo alienante,dove l'uomo diventa ingranaggio di un ciclo coercitivo all'interno del quale l'unico rapporto vitale concessogli è quello con la macchina, come sottolineato dall'inquietante messaggio che accoglie gli operai all'inizio di ogni nuovo turno.
Non vi è indulgenza nei confronti di nessuna classe sociale,Petri condanna tutti, e se nel caso dei "padroni" non gli è faticoso muovere critiche di un certo spessore,l'autore annichilisce gli ideali quando sviscera un atteggiamento di ipocrita speculazione nei confronti del singolo lavoratore anche da parte di chi si è costituito difensore dei suoi diritti.Il regista è bravo ad immortalare uno spaccato sociale legato a doppia mandata alla situazione lavorativa, con i movimenti che intorno ad essa gravitavano e da cui traevano la propria ragion d'essere.
Il caso di Lulù è sintomatico per afferrare quelle ripercussioni estranianti che si manifestano nel vivere quotidiano,il dialogo con l'ex collega Militina (il bravissimo Salvo Randone) rifinisce la dimensione tragica di un uomo privato delle proprie sostanziali certezze, incapace di svincolarsi dall'unica realtà padroneggiata e quindi destinato a un pericoloso corto circuito.
Ritmi convulsi,urla umane e frastuono di macchinari,un film che coglie l'essenza della disumanizzazione dell'individuo anche attraverso disturbanti suoni meccanici,da brividi la colonna sonora di Ennio Morricone decisamente in anticipo sui tempi.
Finale pessimista con il circolo vizioso che si chiude lasciando solo folli utopie paradisiache.