caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

LA VERGOGNA regia di Ingmar Bergman

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Ivs82     6 / 10  16/08/2006 01:52:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Girato nella tetra e desolata isola di Fårö, "La vergogna" può essere inquadrato nel cosiddetto "periodo sperimentale" del regista. Se infatti guardiamo alla sua opera potremmo ritenere insolita o quantomeno azzardata la scelta di trattare un tema come la guerra; ma saremmo sciocchi se ci fermassimo alle apparenze, rifiutandoci di trovare a questo tassello una collocazione nel complesso e affascinante arazzo bergmaniano.
Dico questo perchè il confilitto, che solo apparentemente è un tema fuori dalle corde del regista, rappresenta un efficace espediente narrativo per trattare temi tipici del suo cinema: l'importanza della coppia (vista spesso come luogo di scontro e infelicità ma alla quale nessuno può rinunciare), il ruolo dominante del sesso femminile, l'impotenza di fronte alle disgrazie, la precarietà della felicità, l'impatto traumatico che certe esperienze possono avere sulla psiche e sulla capacità di relazionarsi col mondo esterno.
Ed è soprattutto su quest'ultimo aspetto che viene focalizzata l'attenzione del racconto; esso rappresenta infatti il punto di partenza e di arrivo dell'intera vicenda: a Bergman non interessano nè la dinamica della battaglia nè il corso della Storia ( gli invasori e la resistenza non hanno un nome nè sono inquadrati all'interno di un qualsivoglia contesto storico/politico), ma piuttosto i rovinosi effetti psicologici e comportamentali che porta con se ogni guerra. Un rapporto causa/effetto che genera patologie devastanti e fa emergere il lato peggiore, nascosto e per certi versi orribile dell'animo umano: basti pensare al protagonista che da uomo gentile, equilibrato e anche un pò vigliacco, diventa un essere arido, privo di sentimenti e mosso quasi esclusivamente da istinti primordiali.
Una visione estremamente pessimistica e desolante che fa uscire come perdenti tutti i protagonisti, nessuno escluso. Essi sono infatti trascinati e risucchiati nel turbinio di violenza e atrocità che il destino ha messo loro davanti: non c'è alcuna possibilità di salvezza e anche la pace (da intendere anche come pace interiore) rimane soltanto un'utopia, come testimonia la splendida sequenza finale, giocata sulle due direttive dell'incubo della protagonista e dell'incagliamento dell'imbarcazione nei corpi privi di vita dei soldati.
Ma nonostante l'importanza delle tematiche affrontate, "La vergogna" non riesce a spiccare il volo, rimanendo un esperimento interessante ma solo parzialmente riuscito sotto il profilo artistico. Notiamo infatti un'eccessivo disvalore tra le due parti (la seconda decisamente migliore della prima), un'analisi frettolosa delle psicologie, e alcuni passaggi eccessivamente schematici e banali.
Certo, c'è il bellissimo finale, una fotografia tra le migliori di Sven Nykvist ed una affiatata coppia di attori; tutti elementi di indubbio valore che non bastano però a far amare un'opera fredda, distaccata e troppo lontana dal cuore dello spettatore.