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IL VENTO CI PORTERA' VIA regia di Abbas Kiarostami

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amterme63     6½ / 10  16/04/2008 08:55:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questo film secondo me è una specie di cartina di tornasole sulla capacità di ognuno di noi di intraprendere una vita fuori da tutti i comodi e gli svaghi della vita civile. Spesso ci lamentiamo delle grandi città, dello smog, dello stress, della maleducazione della gente. Idealizziamo così la vita in campagna, in piccoli centri isolati. Questo film ha il merito di mostarci questo modo di vivere senza idealismi, così com’è. La sue caratteristiche sono la lentezza, l’immobilità, il ripetersi degli stessi gesti, il non accadere niente che non sia gia previsto e regolato in una serie di norme prestabilite e accettate da tutti. Anche la sostanza scenica ricalca lo spirito dell’oggetto descritto. Ritmo lentissimo, inquadrature prolungate su scenari naturali, tutto l’accadere anche il più insignificante e banale entra nell’occhio della cinepresa, si ripetono in continuazione gli stessi fatti, non accade mai nulla. Molto statico anche l’uso della cinepresa che insiste su di una sola inquadratura evitando volutamente il campo/controcampo.
In sostanza ne esce un mondo visto in modo pacato e distaccato. Certo è visto che un mondo isolato, a se stante, quasi un residuato o una curiosità. Rimane però qualcosa di ancora vivo e sentito dalla gente del luogo. Il protagonista è venuto per fotografare e quindi è un esterno, ma la gente non vuole essere fotografata, non si sente oggetto di curiosità. Nonostante la chiusura e la noia, la solidarietà funziona ancora e la comunità si autoregge con soddisfazione e senza che nessuno mostri voglia di scappare (forse è questo il limite del film). In fondo il mondo della campagna non è approfondito nel suo intimo ma mostrato nella sua faccia esterna, appunto come viene visto da uno che viene dalla città.
In ogni caso se siete riusciti a “sopravvivere” alle due ore di visione allora potete benissimo andare vivere nei paesini sperduti, lontano dal tempo, lontano dagli “agi” e dall’alienazione del vivere “moderno”.
Marco Iafrate  16/04/2008 15:58:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Lo vidi appena uscito, di questo film conservo un ricordo piacevole e malinconico nello stesso tempo, forse era dovuto al mio stato d'animo, mi piacque moltissimo; ricordo di aver letto che gli abitanti di quel paese non avevano mai visto prima di allora uno straniero, figurati un set cinematografico, fu molto difficile girare per il regista. Presto me lo voglio rivedere, sono curioso di sapere se mi farà lo stesso effetto di un tempo.
amterme63  16/04/2008 23:05:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Beh, forse non l'ho visto con lo stato d'animo giusto. Diciamo che è una sfida al nostro modo usuale di vedere un film, che in genere è basato sui fatti e non sulle sensazioni. Forse ero arrabbiato o forse stanco, fatto sta che a volte mi sono annoiato. Mi rendo conto di essere stato forse troppo severo con il voto. Il visto è visualmente bellissimo e anche molto poetico. "Sia benedetta la tua mano" Marco.