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IL SAPORE DELLA CILIEGIA regia di Abbas Kiarostami

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kafka62     7 / 10  16/05/2018 10:26:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Il sapore della ciliegia" è un film che rinuncia in partenza a essere spettacolare (ed anzi vuol essere spoglio, semplice, essenziale) per concentrarsi meglio su una problematica morale, filosofica o esistenziale e svilupparla con lucidità, rigore e onestà intellettuale: un cinema pur sempre moderno, come moderni sono stati (e sono tuttora) Dreyer, Bresson, Rohmer e Kieslowski. Kiarostami in questo film si interroga sulla libertà dell'uomo, nella sua manifestazione più estrema che si esplica di fronte alla scelta tra vita e morte (in una intervista ha asserito di essere stato profondamente colpito da un aforisma di Cioran: "Se non esistesse la possibilità di suicidarsi, mi sarei già ucciso da tempo"). Kiarostami non vuole dare risposte (sì o no al suicidio o all'eutanasia) ma ci presenta una serie di personaggi che reagiscono in modo diverso di fronte al dilemma del protagonista (con paura, conformismo, indifferenza o – come nel caso del vecchio – con l'unico atteggiamento autenticamente libero: quello di scegliere la vita non perché il suicidio sia vietato dalle leggi o considerato peccato capitale dalla religione ma unicamente perché la vita vale la pena di essere vissuta fino in fondo, non pregiudicando cioè in partenza la possibilità di un'alternativa ma scegliendo liberamente secondo il proprio discernimento e il proprio senso etico). Non sappiamo alla fine se il protagonista morirà o no, ma il lento e monotono viaggio on the road nella polverosa e desolata periferia di Teheran ci conduce progressivamente a toccare il punto nevralgico del problema, come se anche noi spettatori fossimo invitati a salire in automobile col protagonista e a decidere se aiutarlo oppure no a dargli sepoltura. Un piccolo capolavoro, che non è disturbato più di tanto dalla scelta intellettuale del regista di svelare alla fine la finzione, come se si fosse a teatro dopo la chiusura del sipario.