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LA CAMERA VERDE regia di Francois Truffaut

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dobel     9½ / 10  26/08/2009 14:07:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un grandissimo Truffaut sia regista che interprete in questa meditazione sulla vita dei morti. I morti che non ci abbandonano ma fanno parte della nostra esistenza divenendo così spesso più vivi dei vivi. Il pensiero che sottende a quest'opera, a mio avviso, è meraviglioso; nella cappella che Julien Davenne si è costruito compaiono le immagini di tutti quei defunti nella cui compagnia il protagonista vive, e fra loro si scorgono Balzac, Cocteau, Proust... Grande! La loro voce ci accompagna come se fossero i nostri più intimi amici. I nostri morti non sono solo quelli che abbiamo conosciuto attraverso la carne e la materia, ma anche quelli che abbiamo conosciuto attraverso lo spirito. La compagnia di Beethoven ci può essere più cara di quella del nostro vicino. Un messaggio opposto a quello di Olmi in 'Centochiodi'? Se ne può parlare. Comunque, personalmente, mi sento molto vicino a Truffaut. L'arte e il pensiero non vengono perduti con il decesso fisico, ma rimangono (certo non indefinitamente) e alimentano accompagnandolo chi vuole vivere in quella vicinanza. Si può parlare di 'Communio Sanctorum'? Non ne sono sicuro. Il tempio di Truffaut è più di origine pagana che cristiana, ma il concetto che vuole proporre non si distanzia molto da quello che pretende che i cari estinti ci stiano vicino; solo che Truffaut si spinge in una direzione più ambigua: ciò che ci accompagna non è forse l'anima (immortale) di chi ci ha preceduto, bensì il ricordo che abbiamo di quella persona o del suo lascito. In questo senso possiamo avere frequentazioni a causa delle quali tutto il resto (la vita in carne ed ossa) perde d'interesse, come avviene al protagonista. Lui non vive una vita immaginaria. I suoi ricordi e il suo 'culto' fanno sì che tutto sia reale. Non ci troviamo di fronte ad un pazzo visionario, bensì ad un uomo che ha scelto la propria compagnia allargando il proprio orizzonte di scelta. Lui decide di vivere con persone che non può più vedere né toccare, ma non per questo (ed ecco il messaggio del film) meno reali. Un film interessantissimo e realizzato in modo magistrale.Il regista francese dirige questo capolavoro attraverso una fotografia che ci rimanda di colpo alla provincia francese degli anni '20 del novecento. Un film che ha il sapore di certe pagine Proustiane accompagnato da musiche nelle quali il colore decadente diviene tutt'uno con quello di un cimitero di campagna in una giornata di pioggia, con gli alberi dalle foglie verdissime e impregnate di gocce d'acqua.
Ciumi  26/08/2009 18:36:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Altro bel commento. Questa "eredità d'affetti" o "corrispondenza d'amorosi sensi", tutta pagana tra i morti e i vivi, che hai tratto da questo film (che ancora non ho visto), mi ha ricordato i Sepolcri del Foscolo, poeta che ho amato molto.
dobel  27/08/2009 12:43:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Anch'io amo molto Foscolo, devo dire che è stato il primo poeta a cui mi sono affezionato. C'è anche lui nella mia 'camera verde'.