Dom Cobb 7½ / 10 18/09/2020 19:07:15 » Rispondi Un gruppo di ragazzi dotati di innaturali capacità si ritrova isolato in un complesso ospedaliero sperduto nel nulla: la sola altra presenza oltre a loro è rappresentata dalla loro dottoressa/carceriera, la quale li sottopone costantemente a test e cure di vario tipo a scopi misteriosi. Non ci vorrà molto prima che inquietanti visioni, dissidi e minacce sovrannaturali inizieranno a smuovere le acque... Immagino che tutti gli addetti ai lavori del film abbiano segretamente tirato un sospiro di sollievo lo scorso fine Agosto: finalmente, la pellicola completata letteralmente tre anni fa, rimandata così tante volte da aver sfondato i confini della credibilità, la pellicola che è diventata lo sberleffo dell'industria e del pubblico per quanto tempo aveva trascorso immagazzinata in attesa di essere mostrata al grande pubblico, è arrivata. In ritardo, per dirla con un eufemismo, e fuori tempo massimo a voler essere brutalmente onesti, ma è arrivata. E suppongo che, quel poco che racimolerà al box-office, visti i primi dati non incoraggianti, rappresenterà la chiusura ideale per una delle storie produttive più travagliate e difficili degli ultimi tempi. Peccato. Perché grosso modo, il film è esattamente ciò che promettevano i trailer, e da quel che ho visto, mi sarebbe piaciuto un seguito. In effetti, è difficile reprimere una sensazione di intrinseca inutilità durante la visione, tipica di un film che magari, all'epoca dell'uscita originaria, poteva avere un suo perché e costituire un intrigante tassello in un puzzle ancora non completato; ma questo era due anni fa, e nel frattempo il panorama cinematografico è cambiato parecchio. Tra Endgame, l'acquisizione della Fox e la rovinosa conclusione della saga degli X-Men sul grande schermo, di un film del genere, pensato chiaramente come primo capitolo di una nuova serie che con la nuova gestione e l'MCU non ha niente a che fare, non c'è oggettivamente bisogno. Ma se si guarda a ciò che abbiamo di fronte, lasciando perdere collegamenti ad altre pellicole e il contesto in sé, la cosa cambia. Non drasticamente, ma abbastanza da fare la differenza. Intanto, con tutti i blockbuster da centinaia di milioni che ormai costituiscono il grosso dell'industria filmica mainstream, e in particolare per quanto riguarda i cinefumetti, fa piacere trovarsi di fronte a un film concepito e realizzato in piccolo, senza grosse esplosioni, scene d'azioni interminabili ed effetti al computer ogni tre per due. Per tutto il tempo si rimane intrappolati all'interno dello spazio dell'ospedale, che ovviamente ospedale non è, e del terreno su cui sorge. Al posto di origin stories nel senso tradizionale del termine abbiamo la storia di un gruppo di persone una più complessata e disfunzionale dell'altra che devono imparare a fidarsi tra di loro e sconfiggere i propri demoni personali per superare gli ostacoli comuni che man mano si presentano sulla loro strada. E invece di poste in gioco astratte e blasonate come il mondo, l'universo o l'esistenza stessa della realtà, abbiamo qualcosa di più intimo e ridotto, ma non per questo meno d'impatto: la vita e la salvezza di un piccolo gruppo di persone. D'accordo, l'esecuzione è tutt'altro che impeccabile: qua e là si sente la mancanza di ciak alternativi o inserti che, per forza di cose, la troupe non è stata in grado di filmare,
Il prologo, e in particolare i titoli di testa, avrebbero potuto prendersi un po' più di tempo per costruire la tensione necessaria, e anche in seguito ci sono un paio di scene che si interrompono alquanto bruscamente, come se non ci sia stato tempo o modo di filmarle nella loro interezza. Non si tratta di mancanze gravi, giusto una battuta qui o una pausa più lunga lì; ma di quando in quando ci se ne accorge.
e se Josh Boone si rivela un regista di mestiere, non è esattamente un Kubrick o un Hitchcock quando si tratta di creare tensione od orrore. Ma il film riesce in ogni caso a creare un'atmosfera di vago disagio che funziona sufficientemente bene, con un approccio a metà fra l'horror e il teen drama alla John Hughes che da un tocco di freschezza. E il ritmo disteso rende i pochi 94 minuti di durata perfetti per ciò che la storia ha da raccontare: non ci sono momenti morti, anche quelli più lenti servono allo sviluppo di ciascuno dei protagonisti, che in effetti fanno la parte del leone. I cinque ragazzi e ragazze sono tutti caratterizzati ottimamente: non si va mai troppo a fondo (è chiaro che maggiori dettagli dovevano venir sviscerati nei seguiti), ma quello che ci viene detto di loro basta a creare una backstory interessante e personalità colorite. Se la cavano in particolare Anya Taylor-Joy, perfetta per la mezza matta che poi matta non è, e Maisie Williams, a tutti gli effetti il personaggio più tormentato,
Applaudisco anche il fatto che, per una volta, abbiamo fra i protagonisti personaggi gay/lesbici e coinvolti in una relazione romantica senza che ciò appaia forzato o un maldestro tentativo di infilarci del "Girl Power" o influenze del #meetoo, come ormai sono soliti fare in quel di Hollywood. E' credibile, genuino e gli viene dato il giusto spazio. In breve, funziona.
mentre i maschi vengono purtroppo lasciati un tantino in ombra, pur avendo anch'essi i loro momenti. Interessante inoltre il medico di Alice Braga l'unica (e qui non faccio spoiler) che si avvicina al ruolo di villain in un film che preferisce giocare le sue carte con una maggiore sottigliezza rispetto ad altri film dello stesso genere. Certo, alcuni snodi narrativi non vengono affrontati con particolare perizia, e le risoluzioni finali vengono eseguite in modo un tantino banalotto e già visto, senza aggiungere qualcosa di nuovo,
La sconfitta del Demone Orso è, fondamentalmente, l'ennesima variazione del "sii forte e non avere paura" ecc., e come già puntualizzato da altri, il fatto che a mandare avanti la struttura ci sia una sola dottoressa, sebbene si tratti di un mutante a sua volta, è poco credibile.
ma dubito che la gente si aspettasse materiale da Oscar da un film del genere. Il carisma e la simpatia degli attori e la solida confezione riescono, se non a coprirli del tutto, almeno a rendere tollerabili certi difetti. Il risultato è un film che intrattiene: non un capolavoro, né un brutto film, ma un prodotto che sta da qualche parte nel mezzo, per quanto mi riguarda più sul positivo. Ci viene anche risparmiato un cliffhanger finale: sebbene la storia lasci le porte spalancate a un potenziale seguito, è anche abbastanza autoconclusivo da non disturbare per la mancanza di seguiti. Mi sarebbe piaciuto vedere in che modo sarebbe continuata la serie, ma mi posso accontentare. I nuovi mutanti non sorprendono, né deludono. Semplicemente, con dei difetti ma anche con dei pregi, funzionano.