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MADADAYO - IL COMPLEANNO regia di Akira Kurosawa

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Beefheart     6½ / 10  09/07/2007 17:10:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Commovente commedia, per quanto ottimista, sulla vita ed i sentimenti, architettata intorno alla figura di un insegnante pensionato che con dignità e serenità si avvia verso la fine dei suoi giorni. Gli eventi mostrati nel film sono abbastanza modigerati, nonostante ci si trovi a Tokyo, negli anni della seconda mondiale; eppure l'attenzione rimane sul mite protagonista, che, aiutato dai suoi ex-studenti riesce a rimanere padrone della sua vita anche nei momenti più difficili. Niente scene apocalittiche; qualche maceria, giusto l'indispensabile. Niente drammatizzazioni enfatiche, nessuna tragedia se non quella della guerra, indirettamente presente e mai mostrata; data per assodata, ma mai intesa come pretesto per rassegnarsi. L'uomo/professore, in qualità di individuo, nonostante tutto, non cessa mai di osservare, crescere, imparare e coltivare quella nobiltà d'animo che deriva dalla sua stessa natura. Egli non si ferma alle macerie della città che vede davanti a casa, non si lascia intimorire dalla vecchiaia e dalle brutture. Sceglie l'esistenza e rimanda la morte allevando un gatto in giardino, un uccellino nella gabbietta ed alcune carpe nello stagno di casa, perchè la vita non cessa mai di evolvere. La morte è innegabile ma, come tutto ciò che fa parte della vita, anch'essa non va esasperata, ne distorta. Semplicemente, quando sarà il momento, l'individuo sarà pronto. L'intero film è una lunga (fin troppo) riflessione sull'uomo, la vita e, inevitabilmente, la morte. Tonnellate di filosofia orientale, con gli studenti perennemente genuflessi e prostrati ai pedi del venerabile professore ma soprattutto, cosa non scontata per Kurosawa, poca retorica. Nel complesso, più che la poesia o il lirismo, che personalmente, a volte, trovo eccessivamente noiosi, ho apprezzato proprio la semplicità e la lealtà di questo film e del suo protagonista, capace di ignorare le bombe e disperarsi per lo smarrimento del gatto, o di vivere felicemente in una baracca infinitamente più piccola e circoscritta dell'entusiasmo che lo pervade. Tipico di un animo che invecchia, si volta, guarda in dietro e capisce che spesso le cose importanti, irrinunciabili, sono altre rispetto a ciò che risalta. Il tutto ha il malinconico sapore del commiato sereno e consapevole di un vecchio cineasta, stanco e segnato dalla vita, che a fine carriera profonde l'ultimo, edificante, quasi eroico, sforzo produttivo. Per i miei gusti rimane un tantino lento e ancora un po troppo retorico, ma già meglio rispetto ad altri film del regista, in tal senso assai più marcati come "Barbarossa" o il più recente "Rapsodia in Agosto". Nel complesso: sufficiente.