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RAPSODIA IN AGOSTO regia di Akira Kurosawa

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amterme63     6½ / 10  14/07/2010 13:21:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Si vede benissimo che è un film ideato e diretto da un anziano di 80 anni.
A quell'età si tende a essere il più diretti e didascalici possibile. Ormai non facciamo più parte della vita e del suo tumulto, siamo solo dei testimoni, delle persone che hanno visto e vissuto e che non posso far altro che comunicare ciò che preme di più far sapere a chi sta per prendere in mano le redini del mondo.
La limitazione delle facoltà percettive fa sì che tutto venga un po' idealizzato e tolto dal reale. Qualsiasi cosa, anche la più semplice, sia fisica che mentale, costa tantissima fatica e diventa un grosso sforzo. Per questo si tende a fare economia e a rendere qualsiasi idea o azione statica e semplice.
Il grande Kurosawa sforna così nella sua estrema vecchiaia dei film elementari, semplici, didattici e con al centro una figura molto vecchia che fa da testimone e punto di riferimento per dei giovani, combattuti fra il nuovo e la memoria del vecchio.
Ciò che preme di più a Kurosawa in Rapsodia di Agosto è mettere in guardia le nuove generazioni dal fascino della guerra. Diventa un imperativo categorico ricordare cosa è stata in passato e i disastri che ha combinato. Mai, mai deve ripetersi una cosa del genere. Il ricordo stesso brucia tantissimo e continua a sconvolgere. Il finale ci suggerisce che ci si deve muovere, uscire di casa, correre, sacrificarsi al minimo sentore di possibile ripetizione di un tale disastro per l'umanità.
La vecchietta è anche testimone che non ci deve essere astio, vendetta per i nemici del passato. Mai trascinarsi dietro faide, odi, altrimenti non finiremo mai di scannarci a vicenda.
Kurosawa vuole pure essere ottimista e speranzoso sulle generazioni future. I nipoti forse saranno meglio dei genitori, non saranno così presi dai soldi e dal profitto ma ameranno la natura e l'arte, nonché la sincerità e la spontaneità di sentimento.
Si vede però che Kurosawa "vuole" essere ottimista. I ragazzetti sono fin troppo idealizzati e ritratti come si vorrebbe che fossero, rispetto a quello che offre oggi la sensazione comune di generazione giovane (profondamente superficiale, cinica e consumistica).
Il rapporto nipoti-nonna è comunque ritratto in maniera umana e sentita e va da una incomprensione iniziale ad un tentativo di venirsi incontro e capire le reciproche storie.
Certo si sente molto la mancanza di azione e complicazione/approfondimento umano e il prevalere dell'insegnamento esemplare. Anche lo stile registico è piuttosto statico anche se sempre elegante ed affascinante.
Tutto sommato un film senza grosse pretese ma utile e anche piacevole.