wega 9½ / 10 25/06/2008 12:31:19 » Rispondi La memoria è come uno scheletro in ferro che porta i segni del fuoco della distruzione, e che dopo 50 anni è ancora lì, a far male. Il film è forse un pò retorico, ma era inevitabile. E' forse melodrammaticamente fuori dagli schemi classici di Kurosawa degli anni '40 e '50, ma l'ultima sequenza, in quel giorno che ricorda tanto quella terribile mattinata, in cui al posto dell'occhio infuocato e disidratante si scatena come per miracolo una pioggia torrenziale, è una delle punte massime del regista. Nel 1991 Kurosawa era già un uomo vecchio, forse l'anziana signora con i suoi nipotini è la metafora del cinema e della sua nuova generazione, inadatta allo stile di un tempo, e disinteressata ad adattarsici, ma credo non avesse più nient'altro da dire. A questo punto della propria carriera, è stato di dovere, in quanto giapponese, un film sulla tragedia prima del suo Giappone, non importa se minore o capolavoro mancato, se innovativo o no. E' un film importante. Doppiaggio penoso di Richard Gere, il resto del cast ricorda purtroppo i doppiaggi Hollywoodiani. Ottima fotografia.
wega 10/03/2009 12:24:02 » Rispondi Beh, forse...non me lo ricordo neanche tanto però, credo di vederne troppi in questo periodo (medio-lungo), insomma non è per tirarmela ma un film finisce che lo metto da parte subito. Beh quando faranno le recensioni su Vega regista leggerai "..accanito cinefilo - dichiarati 6 film al giorno - il nuovo talento...".
ULTRAVIOLENCE78 23/07/2009 13:11:22 » Rispondi Per crearsi una propria linea estetica, possono bastare anche pochi essenziali film. Se si vuole diventare registi, la cosa fondamentale è -per quanto mi riguarda- l'inclinazione a guardare la realtà come a un film: la "real life" come fonte primaria delle proprie ispirazioni.