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ANATOMIA DI UN RAPIMENTO regia di Akira Kurosawa

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8½ / 10  06/12/2011 11:24:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Kurosawa ispirato da un romanzo di Ed McBain ("Due colpi in uno") si adopera quasi volesse sfatare un luogo comune,quello del ricco avido per il quale il denaro viene prima di tutto e quello di uno studente,parte idealista e teoricamente non ancora guasta di una società in cui la divisione in ceti appare troppo netta.Lo stereotipo si inverte,il valore morale dell'abbiente cancella e umilia l'odio classista del poveraccio.
Dalla sua villa il facoltoso Gondo,un sempre ineguagliabile Toshiro Mifune,domina i sobborghi in cui la malevolenza di un ragazzo attecchisce a tal punto da spingerlo a sequestrare il figlio dell'industriale.Dopo aver appreso di aver sbagliato persona chiederà comunque all'uomo un riscatto proibitivo che se elargito segnerà la rovina della vittima.
L'asettica e ordinata villa accoccolata in collina è il paradisiaco contraltare di un infernale cumulo di catapecchie in cui pullulano tossici e prostitute, ove si annida un odio terribile infervorato da una gelosia forse comprensibile,ma esasperata nella propria violenta esternazione.La prima parte è tutta girata in interni,l'ovvia staticità è polverizzata dall' incalzare incessante dei dialoghi e l'indecisione dell'uomo tiene banco costruendo sul dubbio una dimensione ansiogena di grande efficacia.
Nella seconda parte Kurosawa si immerge in un'indagine minuziosa degna di un poliziesco di sublime categoria,la maniacale esplicitazione di ogni particolare costruisce un impianto investigativo esemplare nella sua evoluzione."Anatomia di un rapimento" pur prendendo una piega più movimentata non dimentica di analizzare la morale di uomini fatti incontrare da un destino in cui bene e male si sfidano senza contrapposizioni inequivocabili,si scava nella psicologia dei due opposti mettendone a nudo un'umanità in fin dei conti più comune di quel che si possa pensare.
Un film tra i meno conosciuti del maestro nipponico,tuttavia un altro pezzo di bravura che conferma la duttilità del regista qui vicino alle atmosfere,più che alle tematiche,di "Cane randagio".
Curioso ascoltare "'O sole mio" mentre lo scontro tra polizia e delinquente si fa imminente,da brividi la discesa negli inferi urbani durante il pedinamento.