Ciumi 9½ / 10 23/02/2010 20:29:56 » Rispondi Si veda quanto sia bravo Kurosawa: nella prima parte il protagonista, anzi l’intero film, è rinchiuso nella villa lussuosa, assieme al terribile dilemma: in essa, dal telefono, entro le mura e le grandi finestre, con la propria famiglia, si consuma tutta la tensione, tutta la lentissima attesa opprimente. Si veda come cambi di registro, come la pellicola sia un’incessante esplorazione sociologica, psicologica e ambientale: la cinepresa esce dalla villa, ad un certo punto; anche le prospettive mutano di continuo: discende e s’aggira tra i sobborghi della Tokyo bassa, o s’attorce l’obiettivo tra il cerchio dei “dannati”.
Pure, si veda come egli racconti il tutto col consueto distacco rispettoso, e mostri i fatti con la freddezza di un’indagine poliziesca. Del resto conosciamo bene la grande umanità di questo autore. Personalmente, uno dei registi che preferisco, e “Anatomia di un rapimento” fa senza dubbio parte dei suoi tanti capolavori.
amterme63 15/05/2010 15:53:58 » Rispondi L'ho visto, Maurizio, e avevi ragione tu. E' un piccolo capolavoro che mi ha colpito molto. Che vuoi, Peckinkpah riusciva solo a concepire una rappresentazione diretta del "male", non certo una riflessione mediata (e in questo è uno dei padri del gusto attualmente dominante). A questo punto, Maurizio, non puoi fare a meno di vedere "Cane randagio". Per certi versi è addirittura superiore a questo film. Vedrai, non te ne pentirai. (Se decidi di vederlo procurati una bibita fresca da gustare durante la visione, capirai perché ....)
Ciumi 15/05/2010 20:22:33 » Rispondi Eh, vedi che alla fine ti è piaciuto? E poi il film è bello nel suo stile eterogeneo, nel mostrare - come in diversi film di Kurosawa - la vicenda da varie angolature.
La faccenda della bibita fresca mi ha già incuriosito…