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HAKUCHI - L'IDIOTA regia di Akira Kurosawa

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amterme63     10 / 10  21/03/2010 23:44:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'Idiota di Dostojevskij è un capolavoro letterario immenso, uno scavo molto complesso e profondo nella natura umana; ridurlo per il grande schermo è un'impresa decisamente impossibile. Eppure Kurosawa ci è riuscito. Non ha certo espresso tutto quello che contiene il romanzo, ma l'essenziale sì e nonostante il film abbia alcuni apparenti difetti formali (è molto parlato, molto teatrale, a volte quasi forzato) ha una forza comunicativa e un fascino visivo che lascia incantati e affascinati.
Kurosawa ha avuto la grande intelligenza di variare alcuni aspetti esteriori della storia originale, proprio per comunicarne meglio il significato. Per prima cosa l'ha attualizzata ambientandola nel Giappone contemporaneo. Il lampo di genio è stato quello di darle una caratterizzazione ambientale molto netta e suggestiva. La storia si svolge infatti a Sapporo in inverno e la neve, il paesaggio immacolato, le bufere, diventano dei veri e propri protagonisti attivi. E' stata una trovata fantastica da parte di Kurosawa.
Dall'Angelo Ubriaco a Rashomon tutte le storie erano state ambientate in torride estati, con il gran caldo segnava profondamente i personaggi, rendendoli fisici e umani. Il caldo aveva anche una valenza simbolica, suggerendo l'istinto bruciante, il fuoco delle passioni umane elementari. In questi film l'ambientazione era quasi sempre popolare e degradata.
Con L'idiota siamo invece nell'ambiente formale e misurato della borghesia, che nasconde ipocrisie, opportunismi, gelosie e cattiverie. L'inautenticità dei sentimenti è simboleggiata proprio dal freddo ghiaccio che chiude come in una morsa i cuori della gente. D'altra parte la neve con il suo candore e la sua luminosità sta anche a simboleggiare l'animo del protagonista, così puro e disinteressato.
Altra modifica geniale apportata da Kurosawa è stata quella di legare "l'idiozia" di Myskin/Kameda ad una condanna a morte interrotta proprio all'ultimo istante (l'ispirazione gli è venuta dallo stesso Dostojevskij). In questa maniera rende il personaggio più comprensibile agli occhi dei contemporanei (Giappone del dopoguerra).
Per il resto il film si concentra sul tema del "darsi per gli altri" in maniera disinteressata e, perché no, autodistruttiva. Ovviamente ci si sacrifica per la persona meno considerata e più disprezzata dalla morale comune. Il fatto è che, accanto a questi nobilissimi sentimenti, ce ne sono altri (la gelosia, la bramosia di possedere, l'istinto animale) che incidono, s'intromettono, vanificano. I protagonisti assoluti sono quindi i sentimenti interiori, sono loro il motore del film.
E' naturale quindi che spesso ci siano lunghe scene dialogate e teatrali. Bisogna dire che sono tutte interessanti e soprattutto non scadono mai nel banale o nel didascalico. C'è sempre poi qualcosa che le rende speciali: una bufera di neve, un fuoco che arde, un viale alberato, un interno caratteristico, il lume delle candele. Alcune scene sono dei capolavori visivi, come il carnevale notturno sulla neve, oppure il tremendo e sconcertante finale; ma tutte le scene comunque hanno sempre qualcosa di impalpabile e magico che arriva direttamente dall'occhio al cuore.
Devo dire che mi aspettavo qualche cosina in più da parte di Masayuki Mori (Myskin/Kameda è a volte un po' rigido e legnoso e forse un pochino monoespressivo), comunque caratterizza bene il personaggio, rendondolo lo stesso molto affascinante. Anche Setsuko Hara nella parte di Nastasia/Taeko mi è parsa a volte un po' rigida e fredda, ma del resto sono parti estemamente difficili da recitare e in definitiva la splendida protagonista di "Non rimpiango la mia giovinezza" si è comportata in maniera egregia.
Toshiro Mifune in questo film è qualcosa di superlativo! Dona a Rogozin/Akama degli sguardi, delle espressioni, una scioltezza e una spontaneità di comportamento che lasciano senza parole da quanto sono intensi e naturali allo stesso tempo.
Che dire? Si tratta senz'altro di un film difficile (è in lingua originale sottotitolato), comunque è qualcosa di assolutamente originale e, visto il tema e lo svolgimento, merita senza dubbio il giudizio di capolavoro.
Ciumi  22/03/2010 13:41:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sono proprio contento che ti sia piaciuto Luca, e i piccoli difetti che hai citato, come giustamente lasci intendere tu, non intaccano l’efficacia visiva/espressiva di questo capolavoro. Anche la scena del carnevale notturno sulla neve mi ha colpito, come a te, e tutta la parte finale, come l’atmosfera greve, carica, opprimente dell’intera pellicola. Kurosawa è un grandissimo regista, non ho dubbi, uno dei più grandi di sempre.
amterme63  22/03/2010 19:42:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' proprio così, Maurizio. Tra l'altro i suoi film si apprezzano sempre di più con il tempo, aumentano di valore dopo la visione, a mente fredda; quando ritornano in mente particolari, scene, situazioni che lì per lì non erano ancora entrati bene in testa o nel cuore.
Ho visto che anche tu hai rivalutato con il tempo "Angelo Ubriaco". Io invece dovessi rivotare "Cane Randagio" gli darei 9 e 1/2. Ci ho ripensato spesso al film ed è meraviglioso, veramente. Se puoi, procuratelo ! Quasi sicuramente non rimani deluso.
Ciumi  23/03/2010 18:28:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In realtà non è stata esattamente una rivalutazione. Spesso mi sbaglio con i voti (coi quali sono una vera frana!), e mi correggo in un secondo momento. “L’angelo ubriaco” è un film bellissimo.
“Cane randagio” è già in mio possesso, e lo guarderò sicuramente; grazie comunque per il consiglio, Luca, a presto.
Marco Iafrate  23/03/2010 22:11:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi state costringendo a vederlo!.
Ciumi  24/03/2010 12:22:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Per essere sinceri il primo ad avermelo segnalato è stato dobel. Quindi il merito spetta a lui.