Ciumi 8½ / 10 24/05/2010 09:00:28 » Rispondi Parlare di un film di Kurosawa, è parlare del Cinema di Kurosawa: intenso; umanamente e socialmente profondo; mai disposto a rinunciare a raccontare una storia; corale e individualistico; intento soprattutto ad osservare il tema trattato da varie angolazioni e, al contempo, giornalistico e drammatico, distaccato e coinvolto.
La pistola di 'Cane randagio' diviene il mezzo mediante cui esplorare, a livello psicologico e fisico, la società moderna, torrida, le sue periferie affollate, i suoi oscurati bassifondi: scovarne i demoni e conoscerne gli inferni. Continuamente in bilico tra pietà e senso pratico, tra integrità morale e senso di colpa (tutti siamo colpevoli, vittime e complici dell'assassino); nell'ultimo grido del 'mostro', che si dimena in un acquitrino cosparso di candidi fiori come fosse dentro a una brace, c'è tutta la rabbia, e il dolore, dell'uomo di Kurosawa, incapace di comprendersi fino in fondo; e nel discorso finale la profonda umanità, e sofferta, e cinica constatazione, del grande autore giapponese.
amterme63 25/05/2010 14:01:23 » Rispondi Bravo, Maurizio. Hai sintetizzato in maniera meravigliosa il film.
Ciumi 25/05/2010 19:00:17 » Rispondi Grazie Luca, ho scopiazzato dal tuo commento.
amterme63 25/05/2010 19:34:55 » Rispondi Se è così allora sei riuscito a dire con poche bellissime aeree parole quello che a me riesce prolisso e pesante: il volo aggraziato di un uccellino a confronto del faticoso cammino di un pachiderma .... ;-) (ovviamente non ha niente a che vedere con Godzilla meets Bambi ... :-D)
Ciumi 26/05/2010 18:57:01 » Rispondi Ahaha, ma va’ là..