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A HISTORY OF VIOLENCE regia di David Cronenberg

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Marco Iafrate     9 / 10  18/01/2012 18:49:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A volte si riesce a cancellare un passato scomodo, a rimuoverlo con l'utopia di un'altra vita. Un'esistenza nuova, serena quanto basta e le nubi di quello che è stato di dissolvono, i raggi di sole attraversano anche i cuori più aridi, tutto intorno è quiete.
Accade qualcosa, di terribile, contemporaneamente una bambina si sveglia nel cuore della notte gridando, ha fatto un brutto sogno, lo racconta al papà appena accorso: dei mostri entravano nella sua cameretta terrorizzandola, non c'è niente di più docile dei mostri che popolano i sogni dei bambini, i veri mostri sono altri ed hanno le fattezze umane, per chi aveva trovato serenità con la nuova vita inizia a cambiare qualcosa, l'idillio finisce.
Violento, come un temporale improvviso che lascia bagnati e infreddoliti, il destino irrompe nella nuova vita di Tom Stall e mescola le carte della sua esistenza.
Quando il male, in una qualsiasi delle sue molteplici forme, si (re)impossessa di un elemento, anche chi gli sta vicino ne viene contagiato, Cronenberg con una semplicità mostruosa descrive l'esponenziale propagare della violenza là dove prima c'erano sorrisi e baci, è così lineare il percorso di questo mutamento che fa rabbrividire il pensiero della facilità con la quale una determinata condizione possa cambiare drasticamente nel tempo di un battito di ciglia. Un fatto violento è sempre preceduto da una parvenza di tranquillità, è una costante di molti film iniziare con la descrizione della famiglia felice, distante dalle brutture della vita reale, chiusa in un' ampolla di quotidiana serenità, questo serve ad enfatizzare il contrasto, dove prima c'era il bianco ora c'è il nero, un passaggio dal grigio al nero non sortirebbe lo stesso effetto, più un cambiamento è radicale tanto più destabilizza, ne sa qualcosa Edie, la moglie di Tom, ed anche il figlio, carattere tranquillo ed educato, entrambi non riusciranno a rimanerne fuori.
Senza cercare metafore là dove forse non ce ne sono, ci si limita a giudicare il film di Cronenberg come una pentola di acqua sopra un fornello acceso, se la osserviamo all'inizio è calma, immobile, fin quando comincia a bollire così da diventare tumultuosa, vivace, è il calore a renderla così, un fattore esterno che incide su quell'immobilità così come avviene per Tom, nel suo animo non c'era più violenza, gli è stata indotta, per questo, forse, è così spietata.
Un film straordinario, tra i migliori del regista, se vogliamo lontano da quell'universo cinematografico a cui ci ha abituato, qui non ci sono mutazioni, contagi, ibridazione dei corpi, allucinazioni della mente, c'è una storia lineare di indicibile violenza, quella che fa rabbrividire perché non fa parte di un mondo immaginario, fa parte del nostro.
strange_river  28/01/2012 22:58:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
:)
Marco Iafrate  29/01/2012 19:32:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
:) :)