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A HISTORY OF VIOLENCE regia di David Cronenberg

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Cagliostro     9 / 10  02/09/2006 18:34:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
David Cronenberg dirige sapientemente, con sguardo veloce ed asciutto, una storia violentemente umana. Niente è lasciato al caso, niente è gratuito. Tutto è scarno ed essenziale proprio come l'esercizio della violenza, che non cede mai al pulp. Una violenza pratica e funzionale, priva d'ironia e senza enfasi.
"A History of Violence" è un film di dualismi: la ragione opposta all'istinto; l'immagine sociale dell'uomo opposta alla sua natura più intima; l'archetipo della famiglia, intesa come un insieme di principi e di valori fondanti, opposta al coacervo di pulsioni insite nell'ereditarietà del sangue che si dimostrerà essere il suo autentico legame e punto di forza; il carattere straordinario della violenza, che sconvolge la quiete monotona della provincia, contrapposta a quella violenza ordinaria che non sorprende chi viene dala grande città. La tematica dell'uomo, che fugge da un passato che sembra inseguirlo, e quella dei mass media, capaci di crere tanto mostri quanto eroi, sono affrontate, ma sono tematiche secondarie. Tom Stall è un uomo che ha rinunciato ai propri istinti, che ha represso la propria natura intima e profonda, con uno sforzo volitivo dettato dalla ragione. Il figlio non è dissimile dal padre: lo dimostrerà progressivamente e in maniera assai incisiva. E anche la moglie tende a violentare la propria indole in ossequio della ragione. Emblematiche le due scene di sesso fra i coniugi: scherzosa e farsesca la prima in cui giocano a fare i liceali (giocano appunto ad interpretare un ruolo), più pulsionale, più istintiva e brutale quella sulle scale di casa in cui non si fanno giochi di ruolo, in cui non ci sono più maschere, dove la carnalità domina la ragione e non viceversa.
Qui Cronenberg affronta una tematica a lui cara e presente in quasi tutte le sue pellicole: le coppie sono sempre perfette fin quando uno dei due si dimostra diverso da come sembrava apparire, comincia a trasformarsi in qualcos'altro, spesso mostruoso, che affascina e al contempo repelle il partner. Quest'ultimo o si adeguerà alla nuova realtà, modificando a sua volta se stesso, o innescherà un rapporto conflittuale e distruttivo che culminerà con l0o sfacelo della coppia. Questa concezione la troviamo ne "La zona morta", in "Videodrome", un po' modificata nella pellicola "Inseparabili" (che per alcuni versi è quello che più si avvicina alla crisi dell'io di Tom Stall), più pronunciata ed enfatizzata in "La Mosca" e in "Crash".
Cronenberg ci mostra una violenza che scatta come una molla che troppo a lungo è rimasta compressa. La maggior parte degli scontri si risolve in un corpo a corpo, ma, anche quando si passa all'uso delle armi da fuoco, i soggetti sono sempre così vicini da restare lordati dal sangue altrui, come immagine e simbolo di un rapporto sempre stretto, intimo e personale, proprio come l'istinto da cui scaturisce.
Molto bella anche la sequenza in cui la bambina apparecchia il posto a tavola per il padre: il cerchio che si chiude, la famiglia che si unisce e si riunisce dopo la caduta della maschera sociale.
Un film eccellente su cui si potrebbe ancora dire molto, ma preferisco consigliarne caldamente la visione.
amterme63  06/11/2010 18:38:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' un commento vecchio di 4 anni fa. Solo che quando leggo qualcosa che è scritto benissimo, con delle idee molto acute, con degli spunti di riflessione interessantissimi e stimolanti, non posso fare a meno di complimentarmi. Merita davvero. La cosa bella è che questa caratteristica è il tuo standard, la tua normalità per ogni cosa tu faccia.
Cagliostro  08/11/2010 18:28:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie Luca! Oltre che essere sempre gentilissimo nello spendere tempo a leggere quel che scrivo, mi lasci dei commenti che mi toccano ogni volta. Grazie ancora.