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A HISTORY OF VIOLENCE regia di David Cronenberg

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Invia una mail all'autore del commento Gabriela     7 / 10  28/06/2006 08:24:10 » Rispondi
A History of Violence (Cronenberg) descrive una vita comune, di un uomo comune che vive in un normale e tranquillo paesino degli Stati Uniti. Ma lo spettatore conosce il titolo del film, vede le sequenze iniziali e sospetta che questa felicità quasi illusoria ed apparente non è altro che l’epilogo di una tragedia futura.
Tom (Vigo Mortensen) è il gentile proprietario di un piccolo bar del paese. La sua vita è limitata a servire caffè ai pochi clienti fissi, crescere i meravigliosi figli e amare la sua bella moglie. Due spietati assassini entrano un giorno nel bar in cerca di guai e cambiano per sempre la vita del protagonista Tom, che uccide i malavitosi.
Tom diventa l’eroe del paese, ma si trasforma dinanzi alla sua famiglia; tutto fa pensare che il passato sia oscuro e misterioso. Difatti il passato di Tom ritorna per riscuotere diversi conti in sospeso e da questo momento Cronenberg segue minuziosamente l’impatto che questo cambiamento esercita sulla vita familiare dei protagonisti. Non è più per strada che il male può fare stragi, è dentro casa, all’interno della famiglia.
Cronenberg è ossessionato dal tema del contatto fisico e con questo film comunica che la violenza è in agguato dove meno ce l’aspettiamo, l’autore gioca con il concetto su cui la violenza genera altra violenza; come ad esempio il comportamento violento del figlio sia a scuola che dentro casa.
Eccellente le scelte di Cronenberg come la scena dell’incontro di Tom con il fratello mafioso, un momento carico di tensione e tragedia che si trasforma nell’unico momento in cui il pubblico ride; o altri dettagli come l’aumento della clientela nel bar di Tom dopo che lui ha ucciso i rapinatori: la gente del paese vuole vedere sangue.
Geniale la scena finale: una silenziosa riunione familiare, uno dei momenti più inquietanti e ansiosi del film; redenzione o condanna? Non importa, qualcosa si è spezzato tra i componenti di questa famiglia e non c’è più ritorno in paradiso.

Gabriela