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A HISTORY OF VIOLENCE regia di David Cronenberg

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Pasionaria     8 / 10  28/12/2005 11:25:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il film, dallo stile asciutto ed essenziale anche nella fotografia, ti colpisce come un pugno ( tanto per rimanere in tema) e ti obbliga a riflettere. Nella vita di tutti noi c’è un prima e un dopo ridondante, con il quale si deve interagire, la sopravvivenza dipende sicuramente dal modo in cui si affrontano gli improvvisi cambiamenti del nostro quotidiano, tanto più se inopinati e traumatizzanti.
Il passato ritorna prima o poi, non gli si sfugge. Qui esplode con una violenza improvvisa e feroce, amplificata dalla vita semplice di una anonima cittadina della provincia americana ( “Siamo gente tranquilla noi, pronti a difenderci l’un l’altro, se qualcuno cerca di farci del male” dice l’agente Sam ad un sardonico ED Harris, killer spietato). La violenza soprattutto irrompe come un cataclisma nella vita della famiglia di un uomo tranquillo, modificandone completamente i rapporti. Il figlio dapprima emula il padre-eroe, chiudendo i propri conti con un certo bullismo scolastico, poi resta vittima della propria sconosciuta aggressività , in un istinto difensivo irresistibile.

Niente sarà più come prima: è abile Cronenberg a definire il cambiamento del rapporto parentale, tra padre e figlio, tra marito e moglie ( belle le due sequenze erotiche fra loro contrapposte, in cui spicca la sensualità di una brava Maria Bello)), ed è perfetto Viggo Montersen nella parte cinico-sofferente del protagonista .Straordinari Ed Harris e William Hurt nel caratterizzare con brevi apparizioni personaggi eccessivamente cattivi e fastidiosi.

Verso l’epilogo ho sperato che il finale non fosse la solita americanata, tipo famiglia del mulino bianco. Per fortuna Cronenberg non mi ha delusa, concludendo la storia con coerenza spietata: la scena finale è carica di paura e di disperazione. “Un prima e un dopo” che si ripropone e che obbliga a risolvere le proprie contraddizioni, è il modo in cui lo si affronta a determinare la sopravvivenza, Cronenberg lo sa bene.
tyler  28/12/2005 16:54:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ottimo commento
Invia una mail all'autore del commento cash  28/12/2005 11:55:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
meno male, attendevo il tuo commento con ansia...
felice che tu abbia apprezzato, ma spero che tu non ti sia beccata un pubblico di adolescenti col riso facile...
Pasionaria  28/12/2005 13:25:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
No, nessun adolescente per fortuna, solo coppie di adulti e tutti stranamente silenziosi.
martina74  28/12/2005 12:39:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bel commento.. anche la chiosa sul finale: è nell'assenza dei classici "va tutto bene" e "ti voglio bene" la capacità di Cronenberg di essere "altro" rispetto ai finali tradizionali. Non c'è perdono in quel finale.