BlackNight90 9 / 10 11/08/2010 03:07:18 » Rispondi Poesia dell’autodistruzione di Miike, piena del calore della disperazione e della glacialità di un fato segnato da molto tempo, uno dei migliori film del regista. Rispetto all’originale di Fukasaku, Miike accentua in qualche modo i lati più umani del suo personaggio (Goro Kishitani strepitoso!): prima di tutto perché sceglie di affidare la storia di Ishimatsu alla voce narrante dell’unico dei suoi fratelli e sottoposti yakuza col quale abbia avuto un rapporto di fedeltà, quasi di amicizia come si vede alla fine; e non tutte le sue azioni sono dovute SOLO alla sua volontà auto-distruttrice (ad esempio l’attentato al suo boss è frutto di un malinteso); ma soprattutto, la relazione con Chieko (la bellissima Narimi Arimori) è qualcosa che si avvicina veramente all’amore, qualcosa di intenso, straziante e doloroso, da tenere stretto e portare nell’abisso in cui entrambi sprofonderanno. E’ un film molto diverso dall’originale, quasi non sembra un remake, a cominciare dalla regia lenta e sicura, quasi statica, di Miike, che sceglie di ambientare la storia nel Giappone di fine anni 80’ in piena crisi economica: come se volesse dirci in modo caustico che non è solo l’occidente ad essere in decadenza. Nel film di Fukasaku il volto di Ishikawa prima della fine è feroce in un ultimo gesto di sfida contro il mondo; nella versione di Miike lo yakuza è solo con se stesso, e forse per la prima volta nella sua vita, affiora un sorriso: la differenza è tutta lì. P.S. per chi non l’avesse riconosciuto, Miike è il sicario all’inizio!