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I RACCONTI DELLA LUNA PALLIDA D'AGOSTO regia di Kenji Mizoguchi

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amterme63     8½ / 10  29/01/2015 22:19:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dopo "Vita di O-Haru", Mizoguchi ritorna di nuovo a rappresentare il medioevo giapponese attraverso le (dis)avventure degli ultimi nella scala sociale.
Messe da parte le virtù militari e cavalleresce dei "47 Ronin", la guerra ha in questo film la faccia feroce, rozza e crudele dell'arbitrio, della rapina e dello stupro. Ne paga le conseguenze soprattutto l'anello più debole: le donne, sia subendo violenza direttamente sul proprio corpo, che affrontando le conseguenze della fame e dell'abbandono della famiglia da parte degli uomini.
Sono le donne le vere protagoniste e le eroine dei "Racconti della luna pallida di agosto"; sono loro quelle più dotate di senno, che non si fanno sviare da ambizioni materialistiche (la sete di denaro del protagonista e la sete di potere del suo compare), ma che capiscono qual è la vera ricchezza, cioè l'amore reciproco, la semplicità, la solidarietà. Nonostante posseggano coscienza e discernimento, finiscono poi per essere loro quelle che pagano per le follie degli uomini.
La donna poi possiede arti di magia e ammaliamento che riescono facilmente a incantare un uomo e a fargli perdere il senno. Insomma per Mizoguchi il sesso femminile non è assolutamente un sesso "debole", non senz'altro rispetto all'arte di vivere.
Mizoguchi lascia lo stile concentrato e intenso di "Vita di O-Haru" per passare a uno stile narrativo di tipo picaresco, con vivaci descrizioni di ambiente e interludi di sapore folkloristico. Si sente un po' l'atmosfera dei film in costume tipici di quegli anni. Solo che la tensione etica ed emotiva è sempre presente e non cala mai in nessuna scena.
In ogni caso, secondo me, è stilisticamente inferiore a "Vita di O-Haru". Rimane pur sempre un grande e bellissimo film.