nocturnokarma 10 / 10 07/02/2013 20:24:33 » Rispondi Su un canovaccio tradizionale Mizoguchi crea un'opera davvero indimenticabile per rigore formale, ambizione dei contenuti e qualità di risultato. Il destino di due uomini e le loro spose durante la guerra (XVI secolo in Giappone), diventa metafora senza tempo delle ambizioni personali (e pulsioni erotiche) dell'animo umano frustrate dall'ingannevole bellezza del desiderio stesso. Parlando anche - se non soprattutto - dell'inganno e significato ultimo dell'arte (il vasario), il film va ben oltre la precisione storica o il ritratto di personaggi verosimili.
E dopo una prima parte preparatoria (guidata dal fascino del b/n, le musiche e la messa in scena spoglia eppur colma di suggestione), il film entra in una sorta di meditazione metafisica, affrontando i temi dell'amore e della morte, unendo il piano del reale con quello del fantastico (le anime dei defunti), senza calar mai di ritmo o tensione narrativa.
La critica ha osannato questo film e il suo autore - poco visto anche tra gli appassionati - mai giudizio è tanto condivisibile.
Tra i grandi capolavori della storia del cinema, uno di quei "film assoluti" come "2001" o "Apocalypse Now", come "Sussurri e grida" o "Dies Irae",