Prof 6½ / 10 06/01/2020 00:14:32 » Rispondi Certo, su Pinocchio c'è ben poco di nuovo da scrivere, proiettare o rappresentare. Eppure io all'edizione che curai qualche anno fa per la Kollesis Editrice apposi un trafiletto finale sulle versioni latine di Enrico Maffacini e Ugo Enrico Paoli, rispettivamente del 1950 e 1962, in modo da corredare il testo di un elemento di novità rispetto all'intramontabile capolavoro del Collodi. Anche l'artista Lilia Bevilacqua mi fece il dono dei suoi tratti e dei suoi colori, per impreziosire ancor più quella perlina colorata. Questo film, invece, a parte i ruoli azzeccati dei personaggi, in primis quelli dello stesso Benigni (Geppetto), Proietti (uno straordinario Mangiafoco) e Ceccherini (Volpe turpe e ignominiosa), resta fisso sui binari del classico, con il serio rischio di un incedere sbiadito e monocorde, anche in nome di un forte rispetto dell'originale. Restano tuttavia un pregio indiscutibile i toni romantici con cui Garrone ha saputo offrire la sua policromia, diffusa e soffusa, tanto nei paesaggi quanto nei personaggi.