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L'ENFANT - UNA STORIA D'AMORE regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne

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oh dae-soo     7½ / 10  08/11/2010 11:45:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE. Il commento potrebbe contenere anticipazioni.

Amo moltissimo questo tipo di cinema, il cinema semplice delle piccole storie, il cinema che racconta, il cinema che si attacca alla realtà. Piccole e semplici storie, ma la semplicità sta solo negli accadimenti, nel plot, nella regia, non certo nelle tematiche che al contrario, nella maggior parte dei casi, sono più grandi e importanti più piccolo è il film. Questo è il mio primo Dardenne malgrado da anni avessi voluto vedere un'opera dei fratelli belgi.
L'Enfant racconta la storia di una giovane coppia a cui è appena nato un bambino. Lei cerca in qualche modo di fare la madre, lui se ne frega e continua la sua vita di furtarelli e precarietà.
Una regia sempre addosso ai protagonisti, praticamente "immune"da piani lunghi e medi, la telecamera a mano, l'assenza di musiche se non diegetiche, la recitazione molto naturale, danno a L'Enfant un grande senso di realismo anche se il coinvolgimento emotivo dello spettatore non è mai troppo.
Il film racconta sì di una certa deriva giovanile, di un degrado sia morale che di vita, ma a mio parere si sofferma di più sulla figura di Bruno, un Idiota che a differenza del personaggio dostoevskiano riversa la sua ingenuità d'animo non nel bene altrui ma, al contrario, nel vizio. A questo proposito facile notare come L'Enfant del titolo più che al neonato possa essere essere riferito a lui. Non è un ragazzo cattivo, non è un criminale che ha l'intelligenza di pianificare le proprie malefatte o di nascondersi, è semplicemente un ragazzo completamente immaturo che, vuoi per una certa stupidità, vuoi per una questione di comodo, non si è mai interessato a quali possano essere i valori veri della vita. Il continuo giocare con la sua ragazza, la scelta in 5 minuti di vendere il figlio, la naturalezza con la quale lo comunica a Sonia, la richiesta di prestargli il cellulare in un momento di crisi incredibile (scena quasi surreale), il modo in cui la gente lo frega, il dire sempre la verità (ad esempio ai complici, semplici ragazzini, comunica sempre il reale importo dei furti quando potrebbe benissimo mentire) sono tutti elementi che fanno di Bruno semplicemente un bambino nel corpo di un ragazzo. Il film racconta quello che forse è un cambiamento radicale che in 2 giorni colpisce il ragazzo. La scelta di andare al commissariato (successiva alla scena del rischio congelamento del suo complice, forse vero turning point nella testa del ragazzo) è il primo atto responsabile che compie Bruno, forse il primo nella sua intera vita. Anche qui la scena può essere letta con il metro dell'idiozia di Bruno che probabilmente si consegna alla polizia senza neanche rendersene conto, ma io credo che invece sia il primo accenno di quello che la bellissima scena del pianto finale confemerà: Bruno è cambiato, sta diventando un uomo. Interessante notare come soltanto in carcere per la prima volta Bruno non indossi più la sua t-shirt verde e il suo cappottino come se i Dardenne ci volessero mostrare anche soltanto visivamente l'avvenuto cambiamento.
Il sottotitolo italiano, "Una storia d'amore" è di una gratuità enorme. Niente appare come Amore nel rapporto della giovane coppia, qualsiasi scelta o comportamento dell'uno o dell'altro (specialmente quelle di Bruno) può esser compatibile con tale sentimento. Forse l'amore tra i 2 ragazzi nasce soltanto nell'ultima scena perchè soltanto in quella c'è qualcosa che emerge e si scosta dalla banalità, dall'immaturità, dalla consuetudine, un qualcosa di più di tutto quello che avevano vissuto finora. Un qualcosa. L'amore. Appunto.