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UNA MOGLIE regia di John Cassavetes

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dobel     10 / 10  21/01/2010 16:31:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Certe volte è veramente pericoloso cercare di commentare un film. Se si racconta la storia non si ha granché da raccontare; se si cercano paroloni e significati nascosti o non si finisce più di scrivere o si scrivono sciocchezze. Dare un giudizio è imbarazzante e tergiversare (come sto facendo io ora per la paura di addentrarmi in un'opera troppo grande per me) è inconcludente.
Siamo di fronte ad un cinema d'arte e non d'intrattenimento, intanto. All'interno della categoria 'cinema d'arte' intendo considerare quegli autori che hanno voluto esprimersi liberamente senza pensare al botteghino o al solo gradimento del pubblico (sebbene tante volte l'opera d'arte nasca dalla commissione, dall'occasione e dai vincoli imposti ad un artista). Cassavetes è rappresentante eminente quant'altri mai del cinema d'arte; un autore (nel vero senso della parola) fra i più grandi del novecento. I suoi film si possono accettare o rifiutare, ma non possono lasciare indifferenti, non possono non sollecitare la discussione, e non interpellare la sensibilità di ognuno. E' quanto basta per essere autore importante al pari di Bergman, Kurosawa, Fellini, Chaplin, De Sica o chi volete voi...
In questo film si rappresenta la vicenda di una moglie che sta attraversando un periodo di forte esaurimento, schiacciata da una piccola società nella quale non riesce a trovare, evidentemente, una collocazione. La donna dà segni di squilibrio, comincia a comportarsi in modo eccessivamente stravagante e pericoloso per sé e per gli altri. Il marito, spesso assente, interviene e la fa internare. Dopo sei mesi la donna torna per riprendere, non senza ombre o problemi, la propria esistenza borghese.
Detto così sembra una storia come tante: una storia di disadattamento sociale, una storia nella quale è molto forte il tema della libertà individuale e della possibilità di essere se stessi anziché dover aderire a cliché comunemente accettati; la storia dello scontro fra l'ipocrisia borghese e un modo di vita anticonformista; la storia di una frustrazione domestica; la storia di una malattia e delle miserie quotidiane che chi convive con certe situazioni deve attraversare. La storia del rapporto di una madre con i propri figli, e di un amore che porta alla follia: la paura di perderli, la paura di non farli sentire amati sufficientemente...
La storia, infine, di un rapporto ormai logoro e grigio, di un'esistenza ai limiti della sopportazione (limiti duramente messi alla prova dalle piccolezze quotidiane). Infatti in questo film nulla di sconvolgente succede alla donna, e forse è questo che la sconvolge. Il suo uomo non la maltratta, i suoi figli non la fanno impazzire; non è in miseria, non vive in una comunità di mostri o alienati. E', invece, circondata dall'affetto di molte persone, dalla premura di amici e familiari. Nonostante questa routine più che accettabile, la donna si sente inadeguata, ha bisogno di altro, ha sete di una vita che non le appartiene. La donna vuole essere diversa, vuole essere chi non è. Forse, potremmo dire oggi, ha visto troppa televisione e si è fatta rimbambire da una realtà virtuale che non si incontra nella vita. Forse i suoi doveri di moglie e di madre l'hanno sopraffatta.
Forse non ama più la sua famiglia e vorrebbe scappare. La donna vive la vita di un'altra persona che non ama e dalla quale vuole prendere le distanze. Perché? Quante donne/uomini così ci sono nelle nostre case, nelle nostre città? Perché non accettano la propria esistenza? Quanti modi ci sono per manifestare questo tipo di disagio? La accettiamo noi, anche se non balliamo sui tavoli, non straparliamo e non dimostriamo pazzie? Che maschere mettiamo ogni giorno? Come ci vedono gli altri?...
Questa donna riprende la propria esistenza pronta per rifare il carico delle frustrazioni che la porteranno ancora alla follia. Quasi come se niente fosse, si chiede da dove poi avrà cominciato a sentirsi strana; chissà... cose che capitano...
Si potrebbe continuare all'infinito col ragionare di questo capolavoro.
Infatti, come sosteneva Renoir, non è la storia in sé che deve essere interessante, ma il modo di raccontarla. E qui viene raccontata attraverso due interpreti geniali.
Io, vedendolo, ho pianto. Non mi capitava (di fronte ad un film) da tanto. Ma non era la commozione che si prova vedendo 'La vita è meravigliosa'. Era la commozione che si prova quando si è di fronte alla Verità, alla Realtà così come è e come tutti la conosciamo. Questo film è 'vero come la verità'.
Morandini dice 'Gena Rowlands e Peter Falck fuori dal comune'; già, è difficile vedere recitare in questo modo. Non è vero che i film di Cassavetes non avessero copione e fossero improvvisati. Lo stesso Falck, interrogato su questo, ebbe a dire 'E chi mai potrebbe improvvisare dialoghi così maledettamente buoni?' Infatti solo parte di 'Ombre' venne improvvisato, le altre opere cinematografiche di Cassavetes sono state scritte e sceneggiate dallo stesso autore spesso coadiuvato da colleghi sceneggiatori. 'Una moglie' è un film scritto e diretto da John Cassavetes (per continuare uno scambio di battute a distanza con un caro e sensibile interlocutore), un altro dei Poeti del cinema.
barbuti75  16/12/2010 18:02:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Carissimo amico mio, questa è tra tutte la tua recensione più bella.
Sai che Cassavetes non e' un regista che rientra nelle mie corde, ma questa tua diesamina del film mi ha emozionato, colpito e turbato più del film stesso (che anche io peraltro consiero il suo capolavoro).
La passione e il tipo di cinema che egli trasmette ti somiglia, nella sua eleganza e nella sua semplicità...cose che offri a chi ha la fortuna di esserti amico. Bravo bravo bravo!
dobel  16/12/2010 20:11:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Domani ti pago il caffè....
barbuti75  17/12/2010 10:09:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie...decaffeinato please :-)
Gruppo STAFF, Moderatore Lot  31/01/2010 16:52:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Splendido commento, complimenti... hai mai visto "Breve incontro" di Lean?
dobel  03/02/2010 18:08:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
No, purtroppo ancora no. Ma cercherò di vederlo al più presto. Grazie mille.
Ciumi  25/01/2010 11:35:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non c'è una parola, in questo magnifico commento, che non ho condiviso.
"Ma non era la commozione che si prova vedendo 'La vita è meravigliosa'. Era la commozione che si prova quando si è di fronte alla Verità, alla Realtà così come è e come tutti la conosciamo. Questo film è 'vero come la verità'." Questa frase però vorrei evidenziarla.
Ecco, ho da poco stroncato "La vita è meravigliosa" (e non so se ti troverai d'accordo su tale personalissima bocciatura) proprio per queste ragioni.

"Una moglie" è bellissimo, interpretato magnificamente. Sì, anche questa è poesia.

dobel  26/01/2010 16:36:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie come sempre della tua condivisione, che apprezzo molto perché viene da una penna che stimo particolarmente.
Per quanto riguarda 'La vita è meravigliosa' non posso che essere d'accordo con te. Oltretutto se lo paragoniamo a un monumento come questo di Cassavetes, ci fa proprio una figura magrolina. Tuttavia... che ti posso dire... è un film che ha avuto una funzione nell'epoca in cui è stato girato (un po' come 'Pippi Calzelunghe'): appena dopo la guerra c'era bisogno anche di questo per tirare avanti e sognare che tutto potesse risolversi nel modo migliore possibile. Non riesco a condannare l'opera di Capra, e a non amarla per quello che è: una favola con la sola pretesa di addolcire le fatiche di chi si trovava a dover rimettere in sesto un'esistenza a rotoli.
Comunque, la discussione è aperta... e ho scritto senza eccessiva convinzione.


Ciumi  26/01/2010 18:58:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il tuo discorso è chiaro, spesso l’arte si assume il compito di sollevare, piuttosto che di denunciare, è legittimo. Non di gravare ma di alleggerire. Però quel che mi ha lasciato perplesso è l’autenticità di tale intento. Non ho trovato in questa favola una realtà - come in risposta al mio commento avevo già scritto ad altri utenti - riconoscibile, tale da immedesimarmi. M’è parso, il suo, un mondo semplificato, e fasullo.
Ma è un’opinione totalmente personale: insomma, se la storia non ha mosso in me alcuna commozione, cosa m’è rimasto?

dobel  27/01/2010 12:01:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nulla da eccepire: in effetti una società come quella descritta da Capra e un James Stewart come ci viene propinato in quell'occasione non esistono. Forse è proprio quello il motivo per cui tanta gente (vedi 'Una moglie' di Cassavetes) ad un certo punto esce di testa. Proprio perché non trova corrispondenze fra il mondo reale e quello fittizio nel quale tanto amerebbe vivere. Il guaio è che non accettano tale frattura. Però, mi chiedo io, perché oggi accusiamo in modo così drammatico questa discrepanza? La finzione scenica è sempre esistita, e la rappresentazione di un mondo irreale è, in fondo, parte integrante del teatro. Oggi questo viene vissuto male e provoca delle distorsioni. Forse sarà per l'invasività dei media, o per l'eccessiva verosimiglianza della messinscena, tale per cui a volte non riusciamo a distinguere fra realtà e finzione? Hai fatto caso che certe immagini tremende dei Tg non ci fanno più effetto?
Cosa ne pensi?
Con questo non voglio assolutamente dire che esista un'arte pericolosa, ci mancherebbe! Ma forse film come quello di Capra, in assoluta buona fede, e, anzi, credendo proprio di fare il contrario, hanno contribuito ad una situazione per cui molta gente vorrebbe vivere una realtà cinematografica idilliaca, finendo per non accettare la propria prosaica situazione. In questo senso è molto meno 'dannoso' un film come 'Una moglie' che un film come 'La vita è meravigliosa'. Il guaio è che troppo spesso lo spettatore non è più in grado di prendere le distanze da un mondo assolutamente fittizio e irreale come quello dello schermo.
Forse sto farneticando, ma mi piacerebbe che mi dicessi cosa ne pensi.
A presto.
dobel  27/01/2010 12:01:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
P.S. Penso che sia proprio questo une dei temi principali del film di Cassavetes...
Ciumi  27/01/2010 18:27:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quella tra realtà e finzione, nell’arte, è una polemica aperta, e di cui mi sono interrogato diverse volte. Oggi, pare, sia la prima a suscitare un maggiore impatto. E la prima risposta che mi sono dato a riguardo è proprio quell’aspetto a cui hai accennato tu: la diffusione crescente delle immagini mediatiche (che qui non vorrei chiamare invasiva) dai TG o dal web, la raffica di fotogrammi, di filmati, di scene talvolta sconvolgenti, di fronte alle quali l’arte d’intrattenimento sembra imbarazzarsi: sognare diventa capriccioso, un senso d’inibizione ti coglie, e d’inanità. E si preferisce un trasfigurare che porti le cicatrici della realtà vivibile; insomma una immaginazione che attinga dal reale e a sua volta ne riveli certe sfumature altrimenti poco visibili, e non che la trasformi in qualcosa di irriconoscibile.
Ma non vorrei sembrare troppo greve, ricordiamoci che qui si sta parlando di arte d’un certo livello. Certi discorsi, ovviamente, non vanno applicati ad ogni momento della nostra vita.

dobel  29/01/2010 10:57:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sono d'accordo.