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MARITI regia di John Cassavetes

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dobel     9½ / 10  03/03/2010 15:37:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Cassavetes non è un regista, è uno che fa film": così si è lapidariamente espresso Roman Polanski, sul genio indipendente di Cassavetes. Il giudizio vuole essere tutt'altro che bonario: pare infatti che i rapporti fra i due non fossero buoni, e che la collaborazione in 'Rosmary's baby' non fu delle migliori.
Io non sono un tecnico del cinema, ma soltanto uno sprovveduto dilettante il cui unico metro di giudizio è il proprio gusto incolto; ma come smentire l'asserto di Polanski? Cassavetes non ha nulla del regista, se per regista si intende quella figura che pianifica un film nei minimi dettagli, che cura la recitazione degli attori in modo da amalgamarli ad un'idea unitaria, che si occupa degli aspetti tecnici affinché tutto sia la risultante di un unico progetto artistico. Se il regista è il burattinaio che tira le fila della questione (alla Polanski, appunto), Cassavetes non è un regista. Ma per realizzare capolavori è necessario essere registi? Cassavetes era uno che faceva film, e i suoi sono film che non possono essere paragonati a quelli di nessun altro; i suoi sono prodotti della sua e solo sua personalità. Non li possiamo ascrivere ad una corrente piuttosto che ad un'altra; non possiamo giudicarli con lo stesso metro di giudizio che applichiamo agli altri; non possiamo mescolarli al gran minestrone dei prodotti cinematografici più o meno riusciti che ci vengono propinati ad ogni istante dalla massificazione artistico - culturale holliwoodiana e non. Cassavetes faceva film... ma che film!!! aggiungo io.
Questo è un tranche de vie (come del resto anche 'Una moglie' - il suo capolavoro-); tre amici che affrontano il trascorrere del tempo ognuno a proprio modo. Tre amici che vivono, semplicemente, come meglio possono; che si accorgono di non essere più ragazzi, che si accorgono che la morte esiste, e che può prenderseli ad ogni istante. Non siamo di fronte ad uno di quei film sul passaggio generazionale come 'Gli amici di Peter' o 'Il grande freddo'; non siamo di fronte a quei film nei quali si tira un bilancio più o meno saggio dell'esistenza trascorsa. Siamo di fronte ad un film in cui la vita scorre, nel quale i personaggi non parlano come libri stampati, non si immergono in riflessioni di una profondità improbabile, né siamo di fronte a personaggi che vogliono a tutti i costi trovare le risposte ai grandi interrogativi dell'esistenza. Siamo di fronte a persone normali come me che scrivo e come la maggior parte di voi che leggete. Sono persone che vivono e basta; che fanno caz.zate, che dicono stron.zate, che cercano di divertirsi e nello stesso tempo si preoccupano del quotidiano. Sono gente come tutti gli altri. Cassavetes trasforma la vita in poesia: 'copiare il vero può essere bello, ma inventare il vero è molto meglio'. Cassavetes faceva film così come Beethoven faceva musica, e Raffaello faceva quadri. Nessuno di loro era musicista o pittore... cosa significa essere musicisti e pittori? Essere iscritti al sindacato? Fare musica o fare pittura, così come fare film, significa servirsi del mezzo espressivo più vicino a noi per raccontare la vita così come i nostri occhi e la nostra sensibilità ce la fanno percepire.
Forse la differenza fra un regista e uno che fa film è che per il primo il cinema è un fine, per l'altro semplicemente un mezzo.