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HUMAN, SPACE, TIME AND HUMAN regia di Kim Ki-Duk

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Invia una mail all'autore del commento cupido78     7 / 10  27/03/2023 23:53:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Kim Ki-Duk non è morto di covid, ma a causa dei tanti dementi che proprio non riescono ad entrare in comunicazione con la sua opera, quindi, con il suo mondo
personale, creativo.

AVVISO SPOILER.

Questo film spiazza dopo i primi venti minuti perchè è accettato nella semantica e nell'estetica, palesemente in maniera voluta. Non conosco le intenzioni del Maestro, ma l'allegoria sulla dimensione feroce degli uomini è potente e devastante. A maggior ragione per l'assenza di poesia (tanto richiesta dai signori recensori e critici vari). Che tipo di persone decidono di imbarcarsi su una vecchia nave da guerra? Militari navali pacchiani e corruttibili, Gentaglia mediocre, popolino meschino, delinquenti, il politico criminale con eredeitiero al seguito, prostitute, una coppia di ludopatici e un'altra di giovani sposini in crisi manifesta, lui triste, infelice e collerico idealista. Insomma un purgatorio galleggiante osservato silenziosamente da un vecchio saggio che opera al di là del bene e del male. La nave si trova sospesa, la via di non ritorno. L'umanità svela il peggio di sè in una spirale di assenza di umanità e solidarietà. Tutto è materialismo, prevaricazione dell'altro in una gerarchia di potere al cui vertire c'è chi detiene la pistola. A nulla serve il potere, le armi, il sopruso se manca il cibo. La natura dimenticata, la madre che sfama e lenisce rinascerà sotto le cure del vecchio saggio. E non sopravvivrà nessuno al male della voluntas, quell'istinto di desiderio e ricerca del piacere che Schopenauer ha descritto nel suo Mondo. Si arriva al cannibalismo. La fine è un nuovo inizio. La nave è tornata a terra, trasformata, non più strumento di morte, ma vaso per far germogliare nuova vita. Un nuovo Eden, un nuovo inizio dove la donna sopravvissuta alleva un maschio. Che ha nel suo codice genetico la stessa natura di chi gli ha dato vita. E allora forse bisogna accettare la natura dell'uomo vittima dei suoi istinti in una ciclicità irrisolvibile.

Un film disturbante, imperdibile che lascia traccia.