Ciumi 9 / 10 26/07/2009 09:37:35 » Rispondi Anche attraverso il peccato è possibile raggiungere la pace dell’animo. Ma la vicenda è narrata con distacco, mediante (come altrove nell’opera del regista) la voce fuoricampo del protagonista che legge un diario; acquistando qui un valore diverso, quasi Bresson avesse voluto in qualche modo dissociarsene. In una rappresentazione (mistica molto prima che sociale) dove le mani, i gesti, gli oggetti e gli sguardi, contano più delle parole; nel misterioso silenzio, cadenzato dal fievole lirismo dei rumori; e dove l’atto del rubare diventa pura vocazione; l’ascetismo si mescola con l’apatia di fondo. C’è anche un significativo contrasto di luoghi: da una parte la stanza misera e spoglia di Michel, e dall’altra i luoghi affollati del borseggio, dove in un mirabile lavoro di montaggio nelle scene degli scippi, il regista s’abbandona a un certo virtuosismo. E alla fine ecco riaprirsi la luce, la musica si sprigiona, i corpi dolcemente s’avvicinano, e attraverso le sbarre della prigione, attraverso l’amore illibato per una ragazza (spesso i film di Bresson si chiudono nel segno luminoso della pace, raggiunta diversamente mediante l’abnegazione, per esempio, in “Un condannato a morte è fuggito”, e con l’umiltà in “Au hasard Balthazar”) Michel ha finalmente conquistato la propria redenzione.
kowalsky 30/11/2009 00:06:26 » Rispondi Ho trovato un vero fan di Bresson... sto a poco a poco conoscendo tutti i suoi film... ho visto recentemente un remake di Perfidia e sembrava girato da un regista tipo De Oliveira (ma non era lui)
Ciumi 30/11/2009 08:46:35 » Rispondi Sì sì, Bresson è uno dei miei registi preferiti in assoluto, ma credo che Wega ne sappia più di me.