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C'ERA UNA VOLTA A... HOLLYWOOD regia di Quentin Tarantino

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LaCalamita     8½ / 10  20/09/2019 05:11:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un film difficilissimo da recensire, anche perché sono sicuro sia uno di quelli che, visto una seconda volta, potrebbe cambiare sensibilmente il modo in cui si percepisce a caldo.

In ogni caso, provando a riportare ciò che mi viene in mente:

L'incompresione c'è tutta. Conosco bene gli altri 8 film di Tarantino, ma per la prima volta esco dalla sala con l'idea che si tratta di un film "da capire", come quando si va su Google e si cerca "titolo del film...spiegazione".

I lavori di Tarantino non hanno mai avuto bisogno di spiegoni.

Gli elementi nuovi ci sono; il ritmo è più basso, il tempo è notevolmente dilatato: in molte scene, il tempo del racconto coincide con il tempo del film. Come in The Hateful Eight, Tarantino realizza un unico grande climax, lungo addirittura l'intero film. E' sempre presente l'umorismo del mondo tarantiniano, ma mai come adesso si ride con un sentimento alle spalle, una sorta di amarezza. Forse ora capisco perché si è insistito tanto su questa storia dell'ultimo/penultimo film: Once upon a time in Hollywood (titolo preciso, azzeccato: "C'era una volta..." in stile fiaba) infatti comunica in maniera verbale, non verbale e con il mezzo cinematografico la chiusura di qualcosa, che sia quel modo di fare cinema o la carriera del creatore di Pulp Fiction (opera irripetibile, e ogni nuovo lavoro lo dimostra). L'atmosfera è malinconica. Si lega moltissimo con il sublime duo Pitt - DiCaprio. Ci si potrebbe quasi commuovere (è davvero un film di Tarantino quello che sto guardando??), non perché è in gioco la loro vita, ma perché si assiste ala disillusione di due amici, i cui sogni sono morenti, probabilmente spenti nel caso di Cliff.

Queste novità a mio parere sono croce e delizia di quest'ultima fatica del buon Quentin. Non le apprezzo tutte. Non apprezzo questo blasonato omaggio al cinema; il cinema si omaggia creando un bel film, non parlando del mondo del cinema. Il cinema e il mondo del cinema sono due cose diverse. Personalmente amo il cinema, ma ho davvero poco interesse sul mondo dei produttori, su come Tizio abbia ottenuto per caso la parte al posto di Caio. A dirla tutta, ho sempre mal digerito quei film in cui i personaggi sono degli attori, e li vediamo quindi recitare un film nel film. Potrebbe essere questo il "miracolo" di Tarantino, perché C'era una volta a Hollywood me lo sono goduto. Potrebbe, ma non è questo.

Il fatto è che Quentin avrebbe potuto sfruttare l'intera struttura messa in piedi (i personaggi, l'ambientazione) e semplicemente impostare il film alla sua classica maniera:


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Invero, tutto questo è ridotto all'osso.

Cosa c'è dunque al posto di dialoghi brillanti e dello splatter? C'è Cliff che ascolta musica in auto mentre attraversa Hollywood, c'è Sharon Tate appagata dalle risate degli spettatori in sala, c'è Rick Dalton che dimentica le battute e si parla allo specchio. Veri e propri spezzoni di vita vissuta, privi sostanzialmente di un qualche scopo. Eppure quanto sono belli? L'automobile, vero e proprio marchio di fabbrica tarantiana, qui non è mai stata tanto presente. Cliff in sella all'auto è a tutto gli effetti un cowboy con il suo cavallo. Così ascoltare la radio mentre si guida (Grindhouse, Pulp Fiction). E ancora, l'auto come vero e proprio luogo in cui i personaggi si incontrano, parlano; è in auto che succedono le cose, e si prendono decisioni. Tarantino ama così tanto questo spazio che anche nei film in cui non esistevano, trova comunque sfogo nelle carrozze (Django Unchained, The Hateful Eight). Queste scene le ho trovate fantastiche, avrei potuto guardarle ed ascoltarle a lungo, così come un Christian Bale esistenziale in Knight of cups.

Lo stile è eccezionale, C'era una volta a Hollywood è proprio bello da guardare. Guarderete tutto, e dico tutto, il repertorio di inquadrature tipiche del regista americano. Inoltre, non si può non apprezzare l'ambientazione ed i costumi, aspetto rasente la perfezione.

Se dovessi ragionare in base a ciò che ha reso famoso Tarantino direi che è un peccato che il regista in grado di farti ricordare per sempre personaggi visti letteralmente per pochi minuti (Larry "quel caxxo di cappello" Gomez, il maggiore Dieter Hellstrom ed ovviamente il signor Wolf) qui scelga di non cogliere l'infinito potenziale a disposizione:
- Emile Hirsch, ahimè impalpabile e anonimo;
- Timothy Olyphant, preso forse per la sua caratteristica camminata;
- Al Pacino, in versione "Robert De Niro in Jackie Brown";
- Scoot McNairy, attore a mio bravissimo ad interpretare personaggi sopra le righe.

Stessa cosa all'incirca per Michael Madsen e Luke Perry.

Bene invece Margaret Qualley, Kurt Russell, Damon Herriman, Bruce Dern...e Mike Moh.

Tarantino sceglie di rischiare con coraggio; perché in tanti misureranno il film negli esplosivi minuti finali, ignorando sostanzialmente il resto. Se non fosse che non farà altri film, con il tempo imparerei ad accettare totalmente questo nuovo Tarantino. Anche un Terrence Malick ha goduto di cast stellari per poi ignorare completamente il mainstream realizzando dei capolavori invendibili. Non essendo possibile, più avanti rivedrò questo C'era una volta a...Hollywood fino a digerirlo del tutto.