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LA TELA DELL'INGANNO regia di Giuseppe Capotondi

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benzo24     9½ / 10  02/06/2021 14:17:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ll potere della critica, quello che ormai non c'è più. In The Burnt Orange Heresy però per un attimo torna a vivere. Viene descritto come il ponte tra l'opera e il pubblico. Il regista Giuseppe Capotondi ne esalta anche la capacità di creare immaginari, e allo stesso tempo di fuorviare. L'analisi, la cultura, e poi la capacità retorica sono un mix letale per mescolare realtà e finzione. Fino alla menzogna.
Qui siamo nel mondo dell'arte, non del cinema. E non a caso il protagonista è Claes Bang, il mattatore di The Square.
La zona franca sono i quadri, dove esiste ancora la purezza, e non si è contaminati dalle follie del mondo esterno. Quindi la scelta dell'artista può diventare quella di sottrarre il suo talento, di non mostrarlo. Per non essere manipolato, travisato, esposto nelle gallerie per interesse altrui. "Perché gli antichi dipingevano nelle grotte? Forse per nascondere le loro opere". È una questione di sguardo. Quello che non si vede conserva la sua magia, ciò che invece viene rivelato rischia di essere distrutto. L'unica via è abbattere, bruciare. Per alcuni è pazzia, per altri è l'unico modo per alimentare la leggenda.