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SPIDER-MAN: FAR FROM HOME regia di Jon Watts

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Terry Malloy     9 / 10  17/08/2019 17:52:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Molti SPOILER

Spiderman, il supereroe del quartiere, il Millenial per eccellenza, sta crescendo e con lui sta crescendo lo stesso film a tema supereroi, pronto a riscattare la Marvel dalla devastante perdita dei suoi pesi massimi: Cap e Tony.

Per fare questo, la sceneggiatura sposta Peter Parker in un territorio a lui sconosciuto. Se prima l'Europa era simbolo di decadenza e di missioni proibite (Sokovia, la ricerca ossessiva del soldato d'inverno), ora assistiamo a un'Europa turistica ma quasi sospesa in un'atmosfera mistica da palla di neve (l'iconografia di Misterio), e per una volta gli Americani optano non per la solita Parigi, che anzi ci viene preclusa allo sguardo, ma segue una linea mitteleuropea, con Venezia per prima, e poi Praga, Berlino, l'Olanda e infine Londra, una scelta che richiama al Cinque-Seicento (si veda la battuta sul Ponte di Praga da cui giustiziavano le persone) e ai secoli bui di un nuovo medioevo informatico e mediatico che segna un po' le paure di un potere tech che senza il guru Stark non si sa bene come controllare.

Il film declina perfettamente la tensione tra responsabilità dell'eroe e sue idiosincrasie (non si può ancora parlare di demoni veri e propri), attraverso gli occhiali di Tony (oggetto non a caso inventato proprio a Venezia) e il passaggio di tanti costumi fino ad approdare a quello definitivo, che coincide con la trasformazione dell'eroe adolescente a quello adulto, con frequenti allusioni proprio alla sfera sessuale. Non tanto l'amore con la compagna intelligente MJ, ma tutte le scene che indicano quanto prioritario sia ascoltare quel "prurito" che è un'evoluzione in senso pedagogico del concetto di "senso di ragno". Tom Holland ha dato a Spiderman una nuova identità, quella dell'adolescente che deve raccogliere l'eredità di un padre scomodo e geniale, quanto tormentato e disastroso (bellissimo il dialogo con Happy). La Marvel, da sempre amante dei reietti, sta virando il suo discorso verso eroi più maturi, meno distrutti dal dolore e dalla perdita: non a caso si è disfatta delle sue anime più oscure, e persino Nick Fury, la spia dai mille volti e dalle mille risorse, sta diventando ben di più che il solito deus ex machina dei film precedenti.

Il villain di questo film rappresenta invece una continuazione delle tante nemesi di Iron Man, da sempre circondato da sciacalli che vogliono il suo potere e la sua classe. In questo senso, alle solide realtà di Stark Misterio oppone un gioco di illusioni straordinario, che metterà in crisi un Peter Parker ancora convinto di poter fare a meno delle sue caratteristiche e che ha ancora un disperato bisogno di fidarsi del prossimo. Poco male: troverà pane per i suoi denti una volta tornato in America.

La stessa compagnia di amici di Peter non riesce a inquadrarlo, e persino la saggezza del suo compagno non riesce a soddisfare la sete di conoscenza di Peter ("uomini e donne si allontanano, ma il viaggio che hanno condiviso rimane dentro di loro"). Vedremo se si svilupperà il personaggio di Flash.

Un film più serio e riflessivo, più maturo, meno scherzoso e più focalizzato. Il cambio di scenario ha giovato molto. Spiderman sarà davvero il futuro Iron Man? Se con Homecoming aveva la mia curiosità, ora ha decisamente la mia attenzione.

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