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GANGS OF NEW YORK regia di Martin Scorsese

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ULTRAVIOLENCE78     8 / 10  26/01/2009 18:03:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Martin Scorsese ripercorre la storia delle origini di New York, attraverso un mirabile affresco dei conflitti intestini tra le “ghenghe” del luogo, inconciliabilmente suddivise in nativi e immigrati.
Il perfezionismo maniacale del regista trasuda in ogni sequenza, ove la fotografia, i colori e il montaggio sono curati nei minimi particolari. Speculare ad esso è la straordinaria cifra recitativa di Daniel Day Lewis, nella cui “performance” ogni gesto, ogni espressione e ogni sguardo mettono in evidenza la perfetta simbiosi tra il personaggio e l’attore: Daniel Day Lewis è “The Boucher” e “The Boucher” è Daniel Day Lewis.
Quanto alla struttura narrativa -esemplare anch’essa- Scorsese mette in scena una sorta di “gioco” di conflitti a mò di cerchi concentrici, nel quale la rivalità tra i due protagonisti insiste nel più ampio scenario costituito dagli scontri tra le bande rivali, che a loro volta sono fagocitati e assorbiti dalla storia che conta: nel caso di specie quella relativa alla guerra di secessione, che spazza via i particolarismi e le “insignificanti” vicende di portata inferiore, lavando via lacrime e sangue e disperdendone le tracce nel “mare” della sofferenza della moltitudine. Riflessione che prende concretamente forma nello splendido epilogo -sulle note della bellissima “The hands that built America degli U2- nel quale l’evoluzione architettonica della città di New York collima con la progressiva cancellazione delle testimonianze di chi –nel bene e nel male- ha contribuito, con le sue azioni e col suo dolore, a porre le fondamenta di quella che è oggi la più importante metropoli del mondo. E in questo impietoso oblio della grande storia, che annulla in sè le storie individuali, è come se i protagonisti di queste ultime “non fossero mai esistiti”.
“Gangs of New York” è un film magnificente sotto tutti i punti di vista. Tuttavia, l’impressione è che proprio quella esasperata ricerca della perfezione estetica ne fa un’opera che, in alcuni momenti, denota un certo sconfinamento nella maniera: ciò che impedisce al film in questione di ergersi a vero capolavoro, pur avendone obiettivamente le potenzialità.
anthony  26/01/2009 18:06:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
hai scritto gli ultimi tuoi tre commenti su tre pagine diverse e poi li hai postati tutti a distanza ravvicinata?

AHAHAH, da oggi lo faccio anch'io!
ULTRAVIOLENCE78  26/01/2009 18:07:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi è venuto alla francese, volevo dire "Butcher"...