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OLIVER TWIST regia di Roman Polanski

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elio91     7½ / 10  28/04/2011 17:17:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi unisco a chi loda il film per l'impressionante rigore stilistico tipico di questo grande regista,intenzionato a girare un film più adatto ai bambini per la prima volta nella sua carriera dopo i fasti del Pianista. Ma non si può dire che questo sia un film pienamente apprezzabile dai più piccini,prima di tutto per lo stile stesso da considerarsi troppo rigido e poco divertente per un ragazzino.
Non che sia un difetto in ogni caso perché Polanski sa il fatto suo e la ricostruzione della Londra del periodo dickensiano descritto è mirabile,così come la fotografia e alcune interpretazioni (Kingsley ruba la scena a tutti).
Il protagonista è inadatto e incolore,molti personaggi hanno purtroppo la stessa piattezza e sono appunto i "cattivi" a risultare i personaggi più sfaccettati ed interessanti,difetto troppo grande. D'altro canto,per quanto non completamente fedele al romanzo originale,tutta la trasposizione è mirabile e da criticare negativamente per il resto non c'è nulla.

Sembra che il Polanski più anziano,giunto alla fase finale della sua carriera,abbia deciso di concedere più di sé stesso nelle proprie opere in maniera decisamente più esplicita.
Da ricordare è infatti il suo rifiuto a dirigere Schindler's list perché ritenuto troppo personale (i suoi genitori morirono in un campo di sterminio),ma anni dopo il polacco ci ripenserà e dirigerà proprio un film sul tema,Il Pianista. Film freddo,distaccato e proprio per questo incredibilmente intenso.
Oliver Twist non può che essere un altro esplicito richiamo al Polanski ragazzino,orfano in un paese ostile proprio come il giovane personaggio creato da Dickens.
Alla fine il risultato non è quello sperato,il regista ha fatto e farà di meglio.
The Ghostwriter è un film splendido ad esempio,peccato sia sottovalutatissimo.

Ad una prima parte in cui vengono presentati adulti e ragazzini ostili ad Oliver,tutti quanti ossessionati dal proprio ruolo sociale e dalla forma (specie gli adulti),rinchiusi in un bigottismo spaventoso,viene contrapposta la società dei reietti in un secondo tempo, monelli ladruncoli e prostitute bambine al servizio di un avido ma al contempo gentile farabutto di nome Fagin.
Oliver cercherà e troverà un equilibrio per vivere in mezzo a questi due estremi,dopo essere stato disprezzato da una società odiosa e menefreghista e dopo essere stato indrottinato sulla via del delinquere.
Non sarebbe corretto dire che il mondo dei bassifondi londinesi sia ritratto posotivamente in contrasto con quello di una società borghese bigotta,in quanto il campionario umano mostratoci è vastissimo e esempi di esseri umani squallidi non mancano da entrambi i lati. Però è innegabile: l'ago della bilancia pende verso i disadattati; perché loro,come Oliver,si sono adattati a vivere in una società che li rifiuta pur non avendolo meritato,e che li sfrutta sin da bambini,soprattutto da quando sono bambini.

Di cattiveria tipica polanskiana non mancano esempi,per quanto stavolta meno espliciti ed evidenti.
Invece sorprende trovare un momento come quello del faccia a faccia finale,una sequenza inaspettatamente commovente in cui Kingsley si supera e per una delle rarissime volte il cinema polanskiano si apre allo stuggimento e alla commozione perdendo quei connotati di freddezza che gli sono tipici,mostrando pietà e compatimento verso un uomo mediocre e farabutto,ma non cattivo e crudele fino in fondo.
"Voi siete stato buono con me..."