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COSI' RIDEVANO regia di Gianni Amelio

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kafka62     6½ / 10  25/03/2018 17:28:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A dispetto del titolo, c'è ben poco da ridere in questo film di Amelio, vincitore del Leone d'oro al Festival veneziano del 1998. In questo cupo dramma familiare, che ricorda alla lontana (ma il paragone sarebbe fuorviante) "Rocco e i suoi fratelli", il regista racconta, con l'impegno, l'adesione emotiva ai personaggi e la sincerità che lo contraddistinguono da sempre, non solo il complicato groviglio di affetti e legami di sangue che unisce due fratelli siciliani emigrati a Torino, ma anche – indirettamente – un'intera generazione (quella della grande migrazione italiana degli anni 50) che ha avuto come scopo principale nella vita quello di riscattare dalla miseria i propri figli (tra Giovanni e Pietro c'è infatti, anche a causa della differenza di età, un rapporto simile a quello tra genitore e figlio) attraverso l'educazione ed il benessere.
Fin qui tutto bene. Pur senza grossi colpi di genio, Amelio continua a ricalcare con grande onestà di intenti (basta pensare all'uso anti-spettacolare del dialetto, che richiede spesso l'ausilio dei sottotitoli) le orme di una vocazione neorealistica già messa a frutto ne "Il ladro di bambini" e in "Lamerica". Purtroppo il regista sbaglia clamorosamente, con la suddivisione del film in sei capitoletti che corrispondono ad altrettanti anni della vicenda, la fase cruciale della sceneggiatura. Pur con tutta la migliore volontà, è difficile riempire le sconcertanti ellissi della storia e capire perché ad esempio nel quarto capitolo Pietro sparisca misteriosamente senza lasciare tracce mentre in quello successivo lo vediamo felicemente diplomato in un poco verosimile scambio di ruoli con suo fratello (che difatti, nella sua improvvisa degradazione, uccide un uomo col coltello). E se il successivo capovolgimento narrativo si spiega col colpo di scena finale

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER, restano implausibili le motivazioni psicologiche che hanno mosso i personaggi (tra l'altro troviamo Giovanni sposato a un'altra donna). Insomma, quest difetti non fanno purtroppo molto onore alla indiscussa maestria di Amelio nel rappresentare individui e ambienti, tra i più autentici mai visti nel cinema italiano. Attribuendo il massimo premio a un film non del tutto riuscito, i festival hanno dimostrato ancora una volta di avere a cuore la carriera complessiva di un autore piuttosto che le sue singole opere.