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THE RING regia di Gore Verbinski

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Godbluff2     6 / 10  31/05/2022 18:40:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Remake tutto sommato piacevole anche se molto semplificato e del tutto svuotato di fascino rispetto all'originale di Nakata, che basava la sua storia su precise tradizioni folkloristiche giapponesi, importantissime per il "cuore" della narrazione e che qui vengono completamente tralasciate (non avrebbe nemmeno avuto senso metterle, certo, in una versione statunitense, ma è proprio questo il motivo per cui non ha proprio senso produrre la maggior parte dei remake).
Il dover a tutti i costi rivisitare il film in una chiave e uno stile fruibile al grande pubblico americano/europeo rende questo remake un gradevole ma banale horrorino hollywoodiano con uno strano mostro capelluto che esce dai televisori, nulla di più. Perché la base narrativa è la stessa, la storia è quella, ma l'anima della storia è del tutto stravolta, i riferimenti culturali assenti (il mare, pure se Naomi si fa una traversata in traghetto, è di fatto completamente assente quando nell'originale- "Nell'acqua salmastra gli spiriti fanno festa"- è assolutamente centrale, per fare un esempio) ed è tutto appiattito; di fatto, la storia è la stessa ma la storia è completamente diversa, per paradosso. Si mantiene il grosso della storia principale ma è diventata una confezione vuota, un guscio privo di vita.
Tuttavia, per fortuna, è un guscio che è stato ben realizzato.
La storia è semplificata e si concentra totalmente sul tema "videocassetta assassina" aggiungendo qualche piccola modifica (innocua) qua e là, ad esempio è molto più evidenziato il binomio cassetta-telefonata che nell'originale era più circoscritto (il telefono squillava solo nello chalet di Izu sopra il pozzo, altrimenti nessuno riceveva telefonate), però il ritmo funziona e l'indagine scandita dal conto alla rovescia è appassionante quanto basta, anche grazie alla buona interpretazione di una Naomi Watts che tiene in piedi da sola la baracca, fresca del grandissimo successo critico della Palma d'Oro "Mulholland Drive" (film di un livello leggermente diverso, ma leggermente eh...) che l'ha lanciata nell'Olimpo delle star hollywoodiane e con questo film al suo primo titolo sbanca-botteghini.
C'è un altro aspetto semplificato nel remake: la questione della copia della VHS; non è infatti specificato, anzi è proprio un dettaglio cancellato, che la copia debba essere passata a qualcun altro per annullare la maledizione sul "passatore", e anzi l'altro deve poi anche guardarla, ovviamente. Qui sembra che basti copiarla per essere già salvi, anche se è lasciato intuire che la maledizione debba comunque essere lasciata diffondersi. Insomma è una questione trattata in modo confuso, caspita, per una volta che invece i giapponesi erano stati chiari su un punto.
"The Ring" versione stelle e strisce insomma scorrerebbe anche con abbastanza coinvolgimento, però ci sono tante cose poco sopportabili che l'americanizzazione ha portato con se, piccoli elementi, che tuttavia infestano un po' tutto il minutaggio.
L'insopportabile bambino sensitivo spiritato inquietante, che negli horror americani andava di moda in quegli anni, dopo "Il Sesto Senso". Una piaga per tutto il film. Le tipiche esagerazioni del cinema hollywoodiano dove in realtà non sono necessarie: le vittime di Sadako in "Ringu" vengono ritrovate con il viso distorto da un'espressione di terrore sovrannaturale, ed è questo a turbare, non è che gli si deve trasformare la faccia in un quadro di Dalì, miseria boia. Quell'effetto non è horror, è stupido e non necessario. Così come non c'era bisogno di nessuna vocetta scema che dice al telefono "sette giorni". Inoltre c'è poco da fare, anche i dialoghi sono spesso molto stupidi e banalissimi. In "Ringu" le interazioni tra i personaggi sono molto semplici ma in "The Ring" quando provano ad abbozzare un approfondimento del rapporto tra Rachel e faccia-da-scemo... Be, non fatelo più. Cliché a fiumana. Capisco che non è certo questo il fulcro del film però quanto son scritti male i dialoghi, e dai.
La regia di Verbinski è "professionale", diciamo così (e grazie al càzzo, aggiungerei). Buono il lavoro sul ritmo del film, per il resto però mi è sembrato proprio il puro e semplice compitino standard (che poi è quello che gli avranno chiesto di fare), con inquadrature standard, fotografia standard, tutto così. I mezzi economici sono enormemente superiori a quelli a disposizione di Nakata, ma non c'è niente dell'eleganza visiva che il regista giapponese ha mostrato nel film del '98. Quella di Verbiski è una regia per un film d'intrattenimento di poco impegno destinato al grande pubblico.
Quello che rimane del più caratteristico horror moderno giapponese è un gradevole horrorino da serata annoiata, abbastanza divertente da guardare, decisamente irritante se si è stufi del vizio americano di metter sempre le mani dove non dovrebbero, per ricalcare in modo scolorito prodotti cinematografici di altre nazioni.
"The Ring" è comunque molto più gradevole rispetto ai remake americani di "Ju-On", quelli si bruttissimi e impossibili da salvare anche minimamente, che forse falliscono così miseramente proprio per aver americanizzato quel particolare "genere" di storia molto legata alla sua identità nazionale ma insieme aver anche goffamente tentato di mantenere un filo di collegamento con il Giappone, scivolando con i piedi in due scarpe diverse; il film di Verbinski americanizza tutto e una volta accettato questo il film che ne viene fuori non è un granché ma non è nemmeno da buttar via.